Aharon Haliva, il generale di anni 56 alla guida della Direzione Intelligence Militare Israeliana (AMAN), compie lo storico passo delle dimissioni. Le giustifica con lo spettro della sconfitta strategica dell’entità sionista israeliana. Si stanno forse inverando le previsione del leader libanese Nasrallah?
Il partito di Dio (Hezbollah) ha del resto già sconfitto l’entità sionista israeliana nel corso di due guerre di difesa e resistenza: 1982-2000 e seconda guerra del Libano (2006). La voce e la volontà dell’Hebzollah è quella del popolo libanese e della nazione libanese; in questi ultimi mesi, Nasrallah nei suoi discorsi aveva avvertito che il fronte della resistenza avrebbe radicalizzato un metodo di guerra totalmente asimettrica e multivettoriale contro il nemico, e che se Israele avesse attaccato di nuovo il Libano l’Hebzollah, nella metodica di reazione, non avrebbe più potuto rispettare regole di alcun tipo e avrebbe reso il conflitto onnilaterale e illimitato. Al tempo stesso, la dirigenza del Partito di Dio è sempre stata cosciente del fatto che Israele possa vincere questa guerra solo qualora il Libano, il retrovia strategico della stessa resistenza antisionista palestinese, venga destabilizzato e annientato.
Il fatto che da circa due settimane Nasrallah dica che Hamas abbia tatticamente sconfitto Israele – l’organico determinante e decisivo di Hamas è infatti intatto, nonostante i quasi 50 mila civili palestinesi uccisi in così pochi mesi – può significare che abbia informazioni di alto rilievo secondo cui ormai la dirigenza sionista (politica e militare) abbia definitivamente optato per il no all’invasione/attacco diretto al Libano. Infatti Nasrallah, ancora ieri, ha precisato che da un punto di vista strategico l’eventuale invasione di Rafah, che chiaramente non auspica, non cambierebbe nulla se non il tragico numero dei soldati sionisti uccisi, oltre al tragico computo delle vittime palestinesi che scorre e avanza ininterrotto da oramai un secolo nell’indifferenza occidentale.
Gli unici due statisti occidentali, Aldo Moro e JFK, che presero concretamente a cuore la questione fecero entrambi una brutta fine. Il primo, lo statista italiano ucciso dai terroristi rossi, avendo esplicitamente continuato la strategia euro-islamica e antisionista del fascismo romano italiano, per il quale il cuore strategico dell’Occidente era rappresentato dal Mediterraneo quale Asia occidentale, e non dagli anglosassoni o dal centroeuropa, non poteva chiaramente sopravvivere. Il secondo aveva annunciato, poco prima dello storico omicidio, la volontà di classificare come Agente di Influenza straniero e antiamericano l’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee). Di conseguenza, come prevedevamo già dall’ottobre scorso incuranti dell’opinione generale, l’entità sionista israeliana, nonostante i discorsi incendiari e fuori da ogni ragione del “moderato” (almeno secondo la stampa occidentale) Benny Ganz, addirittura più furioso e più estremista dello stesso Netanyahu, nonostante gli strepiti isterici del globalismo sionista, pare sempre più condannata alla sconfitta strategica.
questi vostri articoli sono interessanti, spero continuerete a scriverne.
quali potrebbero essere le conseguenze di una sconfitta strategica di Israele?