di Alena Galich
Arrivi in Italia, scendi dall’aereo e vieni rapito dai colori, dal profumo dei pini e la brezza marina nell’aria, dalla lingua melodica che senti. Poi visiti le città, i loro monumenti e i musei. I colori vivaci ti rallegrano il cuore. Ma quello che ti stupisce di più sono le opere che ha creato l’uomo, la sua genialità. E ti senti di appartenere a questo mondo magnifico anche se geograficamente non ne fai parte e della romanità non hai proprio niente. Ti chiedi sempre: è mai possibile che questo fazzoletto di terra sia la quintessenza del bello, il luogo dove si concentra ben oltre la metà dell’intero patrimonio artistico mondiale? E ti innamori sempre di più di questo paese e ci vuoi tornare ancora e ancora…
Oggi nonostante il crescente interesse verso l’Italia i luoghi della cultura sono in sofferenza causata dalla mancanza dei fondi, dalla scarsità di risorse umane e, cosa che rattrista ancora di più, dalla mancanza di visitatori. I Siti tradizionali non lo risentono confermando l’aumento dei flussi ogni anno. Che, da un lato, è un’aspetto positivo, dall’altro, invece, fa entrare l’omologazione anche nella cultura, uniformandola alle tendenze dominanti. I luoghi meno conosciuti ma non meno importanti invece sentono la crisi. E lo dice la statistica.
Negli ultimi anni sono state registrate chiusure dei musei pari al 13% in Toscana, 16% in Veneto e Umbria, 19% nelle Marche, 20% in Abruzzo, 26% in Campania. Il triste bilancio riguarda tutte le regioni. Tralasciando i colossi che superano 1 mln di visitatori l’anno ci sono i musei che ne contano solo poco più di 100. Chi ha sbarrato gli ingressi per sempre, chi rimane aperto solo pochi giorni a settimana, chi apre su richiesta.
Stiamo perdendo la ricchezza inestimabile che abbiamo. La cultura e l’arte sono risorse di questo pianeta come lo sono le acque, la flora e la fauna. Sono state create da noi, uomini e donne che si sono avvicendati nel corso dei millenni. Però, a quanto pare, il settore umanistico in Italia sta diventando immobile. Tutto ciò è causato dalla trascurata gestione degli enti e lo scarso interesse dei turisti e dei cittadini. Non sono incentivati, proprio perché i siti non vengono valorizzati. A tutto ciò si aggiunge la strumentalizzazione politica che trasforma i musei in bacino elettorale per la classe dirigente.
Nel paese che taglia su cultura e istruzione e le lascia in stato di abbandono sorge il rischio dell’aumento dell’analfabetismo e questo non lo dobbiamo permettere. Le nuove generazioni stanno perdendo la capacità di concentrazione e colgono le informazioni in modo superficiale. La salvezza potrebbe essere l’arte che coinvolge quasi tutti i sensi ed eleva il livello culturale della popolazione. L’arte potrebbe anche essere un rimedio contro la “malattia del secolo” come la depressione, lo stress e i disturbi borderline di personalità. Essi stanno diventando un grosso problema. Potrebbe essere un rimedio… se fosse gestita bene.
Ma è facile puntare il dito e dare la colpa agli altri. Cosa possiamo fare noi? Possiamo contribuire all’educazione collettiva, formare le menti del futuro che siano dotate di capacità critica. E tutto questo lo possiamo fare attraverso l’arte. Prima di tutto dobbiamo innamorarci del nostro Paese. Bisogna guardare l’Italia con gli occhi di uno straniero. Studiare la sua storia e le sue caratteristiche. Dopodiché possiamo trasmettere questa passione ad altri.
Un grande contributo alla valorizzazione del territorio e la sua cultura lo possono dare il settore alberghiero e le pro loco. Essi possono creare i percorsi ad hoc per scoprire i posti poco conosciuti e dimenticati. Inoltre è molto importante promuovere l’organizzazione degli eventi culturali come festival, sagre e incontri tematici.
Tutti possiamo contribuire all’educazione culturale collettiva. Tutti abbiamo amici, parenti che abitano lontano e ogni tanto vengono a trovarci. La prossima volta anziché condurli per l’ennesima volta al Colosseo o agli Uffizi portiamoli a visitare, per esempio, la Centrale Montemartini che contiene una ricca collezione di opere d’arte antica nel contesto industriale. Oppure agli Scavi di San Clemente con la sua Domus e dove scorrono ancora le “acque perdute dell’antica Roma”. Se stai in Umbria visita San Ponziano a Spoleto, il Museo della ceramica di Deruta ed ecc. Gli esempi, per fortuna, sono innumerevoli.
Unisciti a noi e ti faremo conoscere l’Italia che non hai mai visto, apprezzare le sue bellezze ed esserne fiero. L’amerai come non l’hai mai amata.
L’arte è emozione e l’emozione è personale, la nostra arte e di far emozionare più persone ed è vero che nella nostra penisola ci sono posti e luoghi che emozionano ma non sono conosciuti . Grazie per questa riflessione