Gli Usa come laboratorio strategico mondiale trockista
“Tutta la nostra linea è in continuità e a garanzia della logica di Jalta”.
Kissinger tranquillizza i funzionari sovietici (1973)
L’attentato a Trump, che avevamo previsto anche nel suo probabile esito fallimentare, ha bisogno, per essere compreso, di un lungo passo indietro. Questa pare (almeno per ora) l’ultima catena di una lunga sequela di attentati, riusciti o meno, a leader della Destra “populista” (JFK, Haider, Fortuyn, Bonanno, Fico, Orban, Bolsonaro, Abe Shinzo ecc.) che non può che tirare in ballo una rete internazionale di altissimi professionisti. Era Cossiga, grande conoscitore degli apparati statunitensi e in ottime relazioni con la CIA, la rete di strateghi dell’impero americano durante l’era di Jalta e quella dei Neoconservatori, che tirava in ballo il trockismo socialista di estrema sinistra. Fu poi John Laughland, giornalista britannico, a scrivere il pezzo più lucido e significativo di quegli anni, Trockij Governa gli Stati Uniti.
Laughlan ben evidenziava come i cosiddetti Neoconservatori, che avevano conquistato l’agenzia di intelligence denominata CIA, venivano da un passato leninista o trockista. D. Ackerman in un saggio fondamentale rilevava come la permanenza, come rifugiato, di Trockij, negli USA nel 1917 fosse stata fondamentale sul piano della strategia elitaria e ideologica sia per la rivoluzione bolscevica in Russia sia per modellare la sinistra rivoluzionaria internazionalista nel corso dell’intero novecento.
Il socialismo di Stalin fece una fine ingloriosa, la strategia trockista basata sull’idea marxista della Rivoluzione permanente globale è viceversa più viva oggi di ieri. Si pensi oltre che ai globalisti statunitensi neocon o democratici, agli stessi socialisti francesi con le loro figure di peso quali ad esempio Mélenchon o Laurence Tubiana o alle altre sinistre europee. In esilio, Trockij mantenne come un dogma l’idea della Rivoluzione Mondiale e dell’Internazionalismo egualitario, e lo dimostrò fondando la Quarta Internazionale nel 1938. Questo evento, apparentemente fallimentare allora, rende oggi Trockij il socialista più attuale e geniale che vi sia stato nella sua lunga e intensa seminagione. Nel ’40 alla Quarta Internazionale aderì Irving Kristol, il padre fondatore del movimento Neoconservatore (Neocon) che egemonizzò l’amministrazione Bush.
L’influenza di Kristol è stata immensa, e suo figlio, William Kristol, è uno dei più potenti neocon d’America, nemico dogmatico di Trump e del MAGA come i Neocon della guerra fredda lo furono della famiglia anticomunista Kennedy. Irving Kristol non ha mai ripudiato il suo passato di militante comunista e internazionalista: ancora nel 1983 scrisse di esserne anzi orgoglioso. Il pensiero strategico neoconservatore, Rivoluzionario, progressista e antifascista, fu fortemente influenzato dal cosiddetto Schachtmanismo, che prendeva di mira ogni stato nazionale come residuo nazional-capitalista e reazionario mussoliniano.
David Horowitz, lui stesso un ex comunista, nel 2000 ha pubblicato L’arte della guerra politica e altri progetti estremi: libro lodato da Karl Rove, il capo dello staff di Bush, come «una perfetta guida tascabile alla lotta politica, scritta da un lottatore di esperienza». Lì, Horowitz cita favorevolmente Lenin: «non si può battere un oppositore superandolo nel dibattito politico. Si può solo seguire la ricetta di Lenin: “nei conflitti politici, lo scopo non è di smontare gli argomenti dell’avversario, ma di spazzarlo dalla faccia della terra”».
Eric Hobsbawm, lo storico marxista, scriveva con ammirazione: «un appassionato ex marxista oggi sostenitore di Bush mi ha detto, scherzando solo a metà: “dopotutto Bush è la sola possibilità rimasta per una rivoluzione mondiale socialista neo-marxista”». Se questa idea che i neocon siano Rivoluzionari marxisti sembra irreale, è solo perché il mondo libero non ha mai capito la vera natura del marxismo leninismo.
Pensiamo che «comunismo» sia la proprietà statale dei mezzi di produzione e la pianificazione centralizzata dell’economia; in realtà, Karl Marx non ha raccomandato né l’una né l’altro come essenziali. Come ha notato Solženicyn, «l’anima del marxismo» sta nel materialismo dialettico: la dottrina, derivata da Hegel, che sostiene che il mondo è in permanente cambiamento e flusso, sicché non c’è nulla che sia vero o falso, è l’unica strategia autenticamente socialista e comunista essendo la Rivoluzione Globalista di assoluto egualitarismo del Quarto o Quinto Stato che sia.
Non a caso Toni Negri, grande filosofo marxista del materialismo dialettico, racchiudeva in cinque parole chiave il suo programma strategico: Costituzione, Impero (naturalmente quello d’Occidente che allora bombardava il Medioriente per esportare la democrazia), Moltitudine, Democrazia, infine finalmente Comunismo. In base a tale escatologia messianica, la globalizzazione a tappe violente, forzate e veloci non può che portare al regno dell’eguaglianza assoluta, della Democrazia Comunista e della soppressione delle differenze patriarcali, gerarchiche, fasciste. Gli Stati Uniti Neo-Conservatori sarebbero potuti risultare utili al fine. Non a caso Negri, nel libro Comune nella sezione Parallelismi rivoluzionari, teorizzava già la sovversione dell’eterosessualità patriarcale fascista nel nome del Comunismo Queer.
Dal 2008, dopo aver compreso in tale logica le spedizioni Neocon in giro per il mondo, egli vide in atto, tramite l’amministrazione Obama, una profonda spinta sociale di trasformazione del capitalismo in direzione dell’agognata meta della democrazia assoluta e sostanziale. Kissinger, un realista politico e un grande statista che non può essere di certo considerato un neo-trockista o un neocon, in fin dei conti ha sempre ed esclusivamente lavorato per la Jalta con lo stalinismo o post-stalinismo prima, con la Nuova Jalta con il maoismo o postmaoismo in seguito. In una linea contraria si sono posti sia JFK che Trump, Bannon e Vance oggi. “È Kissinger un agente sovietico?”, chiedevano non a caso documenti interni alla Destra americana nel corso degli anni ’70.
Gli Usa come laboratorio strategico della destra controrivoluzionaria mondiale
“Impediremo ai Comunisti di distruggere ancor più la nostra classe media, la nostra Tradizione e di costruire la sua classe media a spese della nostra, bianca e cristiana”.
JD Vance
È tuttora più o meno questo il retroterra teorico e strategico di quel mondo di apparati (CIA, MI6, FBI, fazioni della NATO) che sogna la Rivoluzione Mondiale socialista queer democratica o delle minoranze più minoritarie che esistano e considera perciò il “fascista” e controrivoluzionario Trump il più grande ostacolo che gli si è messo di mezzo nel cammino. Ostacolo ben più grande della Cina postmaoista e comunista odierna. Il fatto è che a questo punto, la nazione della globalizzazione e della Rivoluzione Mondiale, la nazione californiana e dell’egualitarismo forzato, è diventata sempre più l’America Profonda della controrivoluzione del MAGA, della reazione dei lavoratori autoctoni discriminati vittime di razzismo rivoluzionario globalista o del dumping cinese.
L’America di Trump e Kennedy, che in questa campagna del 2024 sembrano condividere gli stessi obiettivi contro la “cupola” trockista della globalizzazione e della Rivoluzione da Covid-19. Un polo di estremismo rivoluzionario così radicale come quello socialista trockista non poteva che provocare una reazione di segno contrario; se i paragoni tra Trump e Mussolini sono forzati, è però un fatto che Trump ha reso gli USA odierni, come l’Italia del secolo scorso, il laboratorio strategico della controrivoluzione mondiale, soppiantando il neo-trockismo neocon che aveva egemonizzato il Partito Repubblicano Americano, il GOP. Questo è ciò che gli apparati probabilmente non perdonano a Trump.
In effetti Trump proviene storicamente dalla frazione di Destra del Partito Democratico fedele al messaggio radicalmente antiglobalista e anticomunista del presidente storico assassinato dalla CIA e da agenti castristi infiltrati, JFK. Da sempre The Donald è devoto a John Fitzgerald Kennedy oltre che a Andrew Jackson, i suoi numi tutelari. I suoi seguaci distribuiscono a ogni manifestazione del MAGA medaglioni o t-shirt con le immagini sovrapposte di JFK e The Donald.
Il culto di JFK nell’America profonda non ha paragone con nessun altro. Fu JFK, dopo il 1945, e non il Partito Repubblicano (quest’ultimo anzi fu sempre visto da Mosca durante la guerra fredda come il male minore rispetto ai seguaci del Kennedy), a condurre gli USA dalle posizioni attendiste di Jalta a posizioni di politica internazionale segnate da un anti-comunismo mondiale radicale e offensivo; mai la Gladio italiana, ad esempio, registrò un’impennata di sostegni e finanziamenti come nel corso della presidenza Kennedy; fu JFK, come noto, non furono i repubblicani, a radicalizzare la lotta mondiale al comunismo sui fronti asiatici e sud-americani; l’accusa del Generale MacArthur ai vertici repubblicani, come squallidi tattici filomarxisti, scosse allora l’America intera. Sarebbe stato il presidente Kennedy a continuare la linea maccartista e di MacArthur, ripudiata dai repubblicani dell’epoca. La via dell’anticomunismo intransigente, del Roll back, nel dopoguerra fu seguita solo dal Presidente Kennedy; le amministrazioni repubblicane, anche di fronte alla terribile e brutale repressione sovietica della rivolta in Ungheria nel ’56, non andarono oltre la retorica.
Billy Hargis, leader dell’associazione tradizionalista da crociata populista anticomunista We the People, dopo l’omicidio di JFK, nel suo pamphlet The far Left, parlava esplicitamente di una cospirazione comunista mondiale, ben attiva negli apparati, che aveva colpito mortalmente JFK e rappresentava esplicitamente JFK come un autentico leader del populismo d’estrema destra USA, al pari di MacArthur. Il Secolo della globalizzazione tecnocratica irriducibile e totalitaria è diventato, a prescindere da ciò che avverrà nei prossimi mesi, in una prospettiva storica e filosofica più lunga e strategica il Secolo di Trump-Kennedy: dei proletari, dei non vaccinati, dei disoccupati, dei sacerdoti delle periferie rifiutati dalla Deep Church, dei piccoli imprenditori, degli esclusi, dei “fascisti” ripudiati dalle élite mondiali neotrockiste, della “spazzatura bianca” e cristiana schifata apertamente dall’ex presidente Obama, dei populisti “deplorevoli” di Hillary, dei militari nazionalisti che non attendono altro che la battaglia finale “per salvare l’America cristiana di Donald”.
Uccidendo Trump, se gli Dei lo vorranno, o attuando un altro golpe d’emergenza Neo-Conservatore Democratico (seppure con l’avallo tattico del partito comunista di Xi Jinping) modello COVID-19 ed elezioni 2020, le élite non faranno altro che rafforzare ancor più, a livello mondiale, l’esercito della controrivoluzione popolare di Trump e Kennedy. Il discorso di JD Vance alla convention del GOP è stato al riguardo piuttosto chiaro: dopo gli spari dell’Apparato, il 13 luglio 2024, a Donald Trump, tutta l’America antiglobalista e anticomunista si sarebbe alzata in piedi e sarebbe pronta finalmente alla battaglia finale. Battaglia finale per la salvezza dell’America, dei lavoratori bianchi o americani, non degli Apparati Woke e LGTBQ o dei neocon o tantomeno della ipocrita Unione Europea di mercanti, burocrati e pericolosi fanatici apocalittici green. Se il nemico sia il “comunismo” interno (Woke, estrema sinistra Dem) o quello internazionale (CCP) non è stato ancora precisato; l’essenziale è iniziare a combattere. In sostanza e in conclusione Trump, Vance, Bannon, Navarro, gli stessi Musk e Thiel, hanno preso di mira anzitutto il fantasma di Kissinger; questo è probabilmente il loro più grande nemico: un europeo, un ebreo, un semi-marxista, secondo la loro visione, che nulla avrebbe a che vedere con il tradizionalismo filosofico e politico americano. Anzi sarebbe stato un infiltrato di lobby europee o socialiste o cinesi ai vertici dell’Apparato. Di qui la controrivoluzione profonda oggi in azione in America; o controrivoluzione di stato o lunga guerra interna di profondità per riconquistare l’America e restituire l’occidente agli occidentali estromettendo il blocco strategico sino-europeo che ha distrutto e dissanguato il proletariato e i ceti medi americani.