Di Anastasia Cariani
“La base stessa dell’esistenza è tragica. L’uomo non vive, come ci viene continuamente detto, una crisi passeggera. Tutto da sempre è crisi”.
(Michel Estève, Notes sur la fonction de la morte dans l’univers de Welles, p. 41, citato da Gilles Deleuze nell’immagine-tempo).
Paul Schrader troppo spesso viene ricordato per i suoi inizi come sceneggiatore, a volte disprezzato con facilità e non considerato al suo giusto valore (come, ahimè, spesso accade nel settore); nonostante abbia un opera filmica appassionante ed interessante. Ha lavorato con i più grandi nomi del cinema internazionale, come: Sidney Pollack, Martin Scorsese, Brian De Palma e Steven Spielberg.
Ciò che lo ha lanciato rendendolo famoso, come dicevo precedentemente, è stata la scrittura della Sceneggiatura di Taxi Driver (1976) di Martin Scorsese (ma non solo, per citarne un altro: Toro Scatenato, 1980, sempre di Scorsese).
Paul Schrader ad oggi ha realizzato circa 23 film; dei quali tre dei più celebri sono: American Gigolo (1980) con Richard Gere protagonista vestito da Giorgio Armani; Mishima (1985), Sul cammino della redenzione (2017). Quest’ultimo nominato anche all’Oscar per la migliore sceneggiatura (non vincitore).
Mishima – Una vita in quattro capitoli è un lungometraggio di Paul Schrader, co-produzione americano-giapponese, realizzato nel 1985; durata 120 minuti circa.
Il film fu presentato alla trentottesima edizione del Festival de Cannes, nel 1985, in concorso. Il lungometraggio vinse il premio della migliore contribuzione artistica ed è stato restaurato recentemente, nel 2018, da Criterion in collaborazione con American Zerotrope (Casa di Produzione del regista Francis, Fortissimo Film e Janus Film nel Laboratorio: Deluxe Tecnicolor, sotto la direzione del regista stesso e del suo Direttore Della Fotografia, John Bailey).
Il film vede la luce grazie al sostegno finanziario di Francis Ford Coppola e di George Lucas, malgrado l’opposizione della vedova di Mishima e l’ostilità dell’estrema destra nipponica. Il “caso Mishima” resta tabù in Giappone, dove il film resta inedito e vietato.
Trama e struttura
Mishima è il racconto fittizio biografico in quattro capitoli del grande scrittore giapponese: Yukio Mishima. Scrittore nazionalista e omosessuale, impegnato nella ricerca costante della “bellezza pura”, che lo porterà fino a circondarsi di una milizia militare privata. Il film ha differenti modalità:
- Biografica: il declino della vita di un uomo, dall’infanzia alla consacrazione, in un bianco e nero talmente neutro da risultare rigido ma, al tempo stesso, puro.
- L’altra o il presente: viene rintracciata la giornata fatidica di quel 25 Novembre del 1970: il giorno del sequestro e della sua morte.
- L’immersione: si è immersi nei romanzi di Mishima stesso, con una scelta stilistica di una messa in scena da una teatralità fortemente stilizzata.
Il cine-racconto (se così lo possiamo chiamare) associa costantemente la parola scritta al vissuto dell’artista per meglio distruggere la sua stessa personalità, consegnando così i suoi “paradossi” e le sue “molteplicità”. Così facendo l’autore ci offre una visione dell’arte che tende a una tensione diretta verso “il gesto supremo” della messa in scena: quello della sua scomparsa.
Il regista non ha cercato di raccontare la vita dello scrittore giapponese, né a illustrarne le opere. Qui si tratta piuttosto di un’evocazione nella quale dialogano indirettamente un regista di origine calvinista e puritana e uno scrittore affascinato dalla bellezza e dalla rivolta contro il decadimento dei valori tradizionali.
Mishima aveva anche fondato un gruppo paramilitare e si è ucciso nel 1970, dopo un colpo di forza rimasto oscuro.
Schrader ci restituisce quest’universo attraverso delle immagini spogliate, teatrali e plasticamente superbe. Peccato che si vieti di trattare l’intimità. Ossessionato dalla decadenza spirituale dell’uomo, la purezza e dal male, il regista non poteva non appassionarsi a questa figura controversa e paradossale della cultura giapponese.
Il film ci impone un’interpretazione “non cronologica” della vita di Mishima, scegliendo tre linee estetiche diverse: 1. L’evocazione Biografica (dall’infanzia alla notorietà); 2. I romanzi messi in scena con una maniera altamente stilizzata; 3. La ricostruzione sotto forma “pseudo-documentaria” dell’ ultima giornata di Mishima. In sintesi si potrebbe quasi parlare di tre generi diversi separati in quattro capitoli in un unico film.
Ne risulta una sinfonia visiva di una stupefacente bellezza glaciale e di un’intelligenza rara.
Mishima è l’apogeo della filmografia di Paul Schrader.
Nel Cast artistico: Ken Ogata, Kenji Sawada, Yssouke Bando, per citarne alcuni.