Lo scorso 28 settembre è stato presentato presso la libreria Aurora il nuovo progetto dell’omonima associazione culturale, Libri liberi. Obiettivo principale dell’iniziativa è quello di favorire una maggiore accessibilità ai libri e alla cultura, in contrapposizione ai costi che oggi comporta acquistare libri e materiale culturale vario. Ma di cosa si tratta, esattamente? Innanzitutto si tratta di una sfida: in un mondo ormai dominato da ignoranza e alienazione, dall’andare sempre di fretta senza mai fermarsi a osservare ciò che ci circonda, noi sognatori invitiamo le persone a farlo immergendosi in una storia. A riscoprire il piacere della lettura, e in forma totalmente gratuita. Tutto questo sarà possibile grazie alla collocazione di apposite cassettine contenenti libri all’interno di varie attività commerciali e anche all’interno di studi medici situati a Spoleto: le persone potranno prendere il libro che più gli piace e portarselo via, riportandolo una volta letto oppure tenendolo per sé. Si potranno anche portare libri propri e lasciarli nella cassettina, per permetterne la circolazione. La gratuità del prestito, insieme alla possibilità di scegliere tra generi letterari diversi, si spera andrà a incentivare la lettura nei soggetti che praticano poco questa attività. Inoltre, altro importante obiettivo è quello di avvicinare fin da piccoli i bambini alla lettura, grazie a titoli inerenti alla prima infanzia e adolescenza.
La realizzazione del progetto Libri liberi permetterà anche di creare qualcosa in una città come Spoleto, città che sicuramente possiede un’importante base culturale, che però purtroppo oggi si è andata perdendo in favore di un sempre più consistente appiattimento. Il coinvolgimento di diverse realtà commerciali cittadine permetterà di creare una rete di promozione del progetto e anche dell’associazione culturale Aurora.
L’importanza di un simile progetto in una realtà come quella odierna è presto detta.
Dall’ottavo rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione (2009) risulta che a leggere almeno un libro non scolastico nel corso dell’anno è il 56,5% degli individui; i lettori più assidui si collocano nell’età dell’infanzia e della prima fanciullezza, cui purtroppo segue una progressiva disaffezione col passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Secondo il rapporto Aie 2010 sullo stato dell’editoria in Italia, la percentuale di lettori sale al 64,7% nei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni e si ferma al 57% nella tarda adolescenza (15-19 anni).
Questi dati che possono sembrare ottimistici hanno tuttavia uno scarso riscontro nell’osservazione della realtà quotidiana, laddove cresce a dismisura il numero di coloro che aspirano a scrivere narrativa di qualsiasi genere e allo stesso tempo si contrae notevolmente il numero dei lettori.
Accanto alla difficoltà rappresentata dall’acquistare libri da parte di famiglie che si trovano in una situazione di svantaggio socio-economico, altro considerevole fattore che gioca a sfavore della lettura è la sempre più consistente espansione dei fruitori di tutti i media tecnologici, assolutamente da non demonizzare, ma sempre più spesso utilizzati impropriamente. La lettura stessa si esercita sempre più spesso su schermo, sia esso di computer o di cellulare, e su testi brevi ed essenzialmente poveri in contenuti e sintassi.
Le mutate condizioni di vivere l’infanzia in una società occidentale talvolta opulenta, frenetica e incline al superfluo piuttosto che all’essenziale porta il bambino a essere sovrastimolato e conseguentemente privato del suo diritto ad apprendere. Infatti la lentezza, la noia, l’attesa sono essenziali sia per l’apprendimento del bambino sia per esercitare quell’attività così intima e magica che è la lettura.
L’esposizione troppo precoce ai social network tende a monopolizzare interessi e tempo libero dei ragazzi, annullandone l’individualità e massificandone i gusti a seconda di ciò che è più di tendenza in quel momento. Tale situazione rischia di innalzare un muro comunicativo e di produrre nuove discriminazioni tra chi è padrone delle tecnologie digitali e quanti ne sono rimasti totalmente estranei e si trovano dunque “fuori” da quell’unico canale comunicativo che è dato dall’uso improprio della tecnologia, che fa discostare così tanto il mondo attuale dal periodo della scolarizzazione di massa, quando il libro giocava un ruolo primario, svolgendo una potente azione di decondizionamento e affrancando persone di ogni genere ed età da situazioni familiari e sociali di disagio.
È importante dunque esporre il bambino agli stimoli giusti affinché sia più facilmente attratto dai libri e dalle storie, diventando con più probabilità un buon lettore in futuro e un adulto che pensa, che ragiona e che analizza il precedente, l’immediato e il possibile futuro di una certa situazione, sia essa appartenente alla sua quotidianità o al contesto sociale, politico ed economico in cui vive.
Leggere sin da piccoli permette inoltre al nostro sistema cerebrale di creare nuovi legami neuronali: nutrire il nostro cervello di storie lo induce a creare più mielina, la materia che lubrifica le fibre nervose e rende più efficienti le connessioni neurali. Il soggetto, in parole povere, sarà così capace di creare più facilmente associazioni e legami mentali tra un sapere e un altro, tra una situazione e l’altra e così via.
Uno studio portato avanti nel 2013 dai neuro-scienziati della Emory University (http://news.emory.edu/stories/2013/12/esc_novels_change_brain/campus.html) hanno dimostrato come l’effetto della lettura sulle connessioni neurali duri almeno qualche giorno. Ai volontari che aderivano allo studio si chiedeva di leggere il libro Pompei di Robert Harris tutte le sere, 30 pagine alla volta, per 9 giorni consecutivi. Ogni mattina veniva effettuata una risonanza magnetica funzionale, da cui emergeva un aumento della connettività dell’area del cervello associata al linguaggio. Questo senza che i soggetti stessero leggendo in quel preciso momento, il che significava che gli effetti della lettura erano ancora in essere dalla sera prima. E attenzione: l’aumento di connettività si palesava anche nel solco centrale. Per gli studiosi questo significa che quando leggiamo si possono attivare gli stessi neuroni che lavorano durante un’attività fisica come la corsa, ad esempio.
Un altro beneficio apportato dalla lettura alle nostre trafelate vite quotidiane è emerso da uno studio del 2009 dell’Università del Sussex (http://www.telegraph.co.uk/news/health/news/5070874/Reading-can-help-reduce-stress.html), che ha testato livello di stress e battito cardiaco su alcuni volontari che venivano sottoposti a una serie di esercizi. Prove che, in teoria, avrebbero dovuto aumentare questi valori. Ebbene, dopo mezz’ora di lettura, tensione muscolare e battito sono diminuiti del 68%, raggiungendo livelli addirittura inferiori rispetto a quelli registrati in partenza. L’esercizio ha rilassato i soggetti più che ascoltare musica: in questo caso i livelli sono scesi del 61%. Meno 42% quando si camminava, solo meno 21% davanti a un videogioco. Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio la lettura è così efficace perché totalizzante: concentrandosi su un libro il cervello si distrae dai suoi stessi muscoli, rilassandosi.
Una persona che legge, dunque, è costruttrice della propria conoscenza e della propria formazione continua, in grado di analizzare criticamente ciò che succede intorno: una competenza di cui oggi non possiamo assolutamente fare a meno.