Di Natal’ja Mladenov
Joe Biden non si è dovuto dimettere perché vecchio e malato, ma in quanto ha perso la guerra con la Russia dello Zar V.V.P. e sta perdendo pure quella in Medio Oriente in cui Israele sta andando per la sua strada senza ascoltare per niente le indicazioni strategiche americane. Anzi violandole sistematicamente. Nonostante questo Harris, per ora sostituta di Joe Biden, ha un marito ebreo e figli ebrei e potrebbe scegliere Shapiro, anche lui ebreo, come vice. Per quanto sia la massima paladina di diritti e del solito mondo LGTBQ+, che in Occidente oramai significa tutto, la discendenza paterna collega Harris a una famiglia di schiavisti, a quella di Hamilton Brown, noto proprietario di schiavi in Giamaica. Per quanto inoltre sia Soros il massimo sponsor delle proteste filo-palestinesi e anti-israeliane in Occidente e per quanto sia la stessa famiglia Soros la più implicata nella candidatura di Harris, quest’ultima non pare voler mettere eccessivamente in discussione il suo tradizionale e durissimo sostegno al colonialismo sionista israeliano.
L’obiettivo strategico minimo di Putin, sul fronte ucraino, era la vittoria su Joe Biden e sui “liberal-comunisti occidentali” (come li chiama Aleksandr Dugin) che volevano chiudere il fronte tattico euro-russo (es. Nord Stream 2). L’obiettivo strategico massimo era, con la vittoria sulle sinistre radicali occidentali russofobe, la conquista di Kiev. La tattica era ed è rappresentata dal multipolarismo neo-tradizionalista come attacco diretto e fronte di guerra esteso di fronte alla Rivoluzione mondiale permanente delle élite d’occidente (Soros, Davos, Unione Europea Gender e Socialista, Sinistra Progressista, Dem globale ecc).
L’attacco ha funzionato strategicamente almeno al 70% per ora. Kiev rimane lontana ma Mosca Terza Roma è un vero e proprio miraggio per i Rivoluzionari permanenti d’occidente, fortezza di fatto inespugnabile. Tutto il popolo russo è con Putin e condivide la sua Operazione Militare Speciale. Se l’obiettivo strategico dei Neoconservatori e dei Dem era rappresentato dal crollo interno del Tradizionalista conservatore Vladimir Putin, anche al prezzo della vittoria di battaglioni neo-nazisti o di estremisti neo-bolscevichi o fanatici terroristi antifa, la strategia è fallita nel modo più inglorioso. La Russia in blocco l’ha respinta. È vero che i rivoluzionari permanenti sono stati capaci di interrompere la relazione strategica eurorussa ma un nuovo fronte decisamente più ricco di risorse, più forte, più solido si è oggettivamente formato; esso va da Russia a India, da Cina a Turchia, passando per il Brasile e per, ormai, l’intera Africa e l’intero mondo islamico. Per quanto i russi sostengano apertamente Donald Trump e J.D. Vance come alleati tattici converrebbe ben più ai russi, paradossalmente, una America rivoluzionaria permanente e “liberal comunista”, trockista o Neo-Bolscevica (come la definisce Aleksandr Dugin). Un’America strategicamente russofoba non conviene agli americani, come abbiamo visto dal 2022 a oggi, ma conviene anzitutto ai russi. Una Rivoluzione permanente americana, oltre al sabotaggio costante di militari americani verso l’amministrazione progressista considerata d’estrema sinistra come abbiamo veduto dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale russa a ora (si consideri che il flusso mondiale di informazione è proprio in dote alla NSA totalmente filotrumpiana, che tra Putin e Zelensky ha palesato assai apertamente la propria solidarietà al primo), rappresenterebbe la migliore garanzia per la solidità e il rafforzamento del blocco tattico India Russia Cina, contro cui l’America confinata nella sua dimensione meramente marittima potrebbe praticamente nulla.
Al tempo stesso, infine, il Multipolarismo di profondità non ha possibilità di reggere se non come fronte tattico unito contro i Dem globali angloamericani o europei o le fanatiche Sinistre Rivoluzionarie antifa occidentali. In tal senso, dopo le dimissioni di Joe Biden e la sua sconfitta umana, politica, militare, e dopo l’oggettiva vittoria dello Zar V.V.P., il Dominio Globale è passato definitivamente nelle mani di Xi Jinping, il Presidente più potente al mondo.
Elon Musk su X, il 22 luglio 2024, parla esplicitamente di declassamento mondiale del dollaro e degli USA dei Dems e sinistroidi come del nuovo Terzo Mondo. I conservatori radicali trumpiani e della NSA, con ogni probabilità, non riconoscerebbero come legittima alcuna futura presidenza Dem, alla luce dei forti sospetti di broglio che hanno intossicato e paralizzato gli anni di vita politica americana dopo le effettivamente strane elezioni del 2020, che portarono al DC un uomo già malato e ridicolizzato dal mondo intero come Joe Biden (peggiore sorte toccherebbe alla Harris o alla Obama, con i formidabili e imbattibili organi di propaganda russi pronti a infilzare i loro molteplici punti scoperti); allo stesso modo i Dem globalisti e di estrema sinistra vedrebbero come fascista una presidenza neo-jacksoniana di Trump o J.D. Vance, più vicina alla Russia neo-monarchica di Putin che alla tradizione internazionalista jeffersoniana statunitense.
In sostanza, gli USA ballano terribilmente sull’abisso della guerra civile interna, tra i neo-sudisti conservatori e gli estremisti di sinistra neo-bostoniani; a differenza della prima guerra civile americana, quella che pare profilarsi non vede un netto vantaggio industriale e tecnologico del fronte progressista. Tutt’altro. Significativo lo spostamento dei tesori strategici di Musk nella roccaforte strategica antiglobalista del Texas in un vero e proprio attacco anti-californiano. Nello stato Texano le foto ritratto di Trump, negli uffici e nelle aziende, sono spesso sovrapposte a quello dello Zar russo Vladimir Putin. Nel corso dell’ultima rivolta dello scorso gennaio, i proletari e gli imprenditori texani con le bandiere del proprio Stato alzavano verso il cielo le bandiere del Donbass russofilo. Chiara indicazione del fatto che per i conservatori radicali il nemico strategico è il fronte interno rivoluzionario e liberal-bolscevico.
Qiao Liang, stratega della guerra illimitata o della guerra liminale di profondità, aveva saputo prevedere con anni d’anticipo questa nuova epoca mondiale, con la Cina al centro al mondo senza sparare effettivamente un colpo, ma sapendo cavalcare le guerre altrui o sperimentando nuove forme di guerra (come quella batteriologica o delle droghe o dei social) o nuove forme di controllo sociale e stati di emergenza, come gli stati militarizzati durante i giorni del Covid. Ora senza cadere nelle vertigini del successo la Cina ha in sostanza solo due vie: o tentare il definitivo KO mortale dell’Impero americano, mettendo in più rapido moto l’intero fronte mondiale dei cosiddetti BRICS contro Washington, effetto sorpresa micidiale e devastante che mai e poi mai Washington si attenderebbe da un Leader così prudente e tattico come il Neo-Confuciano Xi Jinping; o stabilizzare tatticamente con saggio metodo il proprio raggiunto Dominio Globale conquistando senza fretta con propri eserciti politici e culturali soft di “Lupi-Guerrieri” o di proprie “legioni africane” la colonia europea, di fatto già ben più asservita culturalmente, economicamente e socialmente – ma non militarmente – al nuovo Impero di Mezzo di Xi di quanto lo sia agli USA. L’inevitabile attacco ai fianchi della NATO a trazione europea, da tal punto di vista, con ogni probabilità, non si limiterà d’ora in poi più alla mera propaganda da social. Sarà interessante osservare perciò la nuova tattica cinese. Dal luglio 2024 finisce perciò l’Epoca del basso profilo cinese teorizzata da Deng Xiaoping, inizia l’Epoca del Dominio Imperiale mondiale di Pechino, probabilmente l’impero più forte e determinato della storia contemporanea, forse più forte degli stessi Imperi Centrali, dello stesso Terzo Reich e delle Potenze di Jalta che sconfissero il Centro Europa. È stata però proprio la Cina, già dai tempi di Mao, a lanciare l’assalto strategico al bipolarismo di Jalta; ora, il Revisionismo neo-imperiale e militarista di Xi radicalizza ancor più tale postura.