Come si sceglie un libro? O meglio, secondo quali criteri? Oppure ancora, sarà il libro, forse, che sceglie noi?
Nel mio caso, accanita lettrice da sempre, è sempre valso prevalentemente il terzo criterio; è stato il libro, che dal suo più alto scaffale di qualche libreria, o biblioteca, mi chiamava per nome, si dimenava, quasi a dirmi: “Eccomi, non mi vedi? Sono quassù, qui in alto! Sono pronto ad essere infilato nello zaino o in qualsiasi posto tu voglia condurmi, per essere il tuo fido compagno di avventure!”
Per un lettore più esperto questo passaggio è abbastanza semplice: il libro ci chiama, ma noi già siamo a conoscenza di ciò che fa per noi o meno e pregustiamo il fatto di voler leggere un romanzo d’avventura oppure delle poesie; sappiamo inoltre se quell’autore, ed il suo stile, è congeniale ad accompagnarci nelle più svariate situazioni in cui ci cimentiamo come lettori.
Così a volte capita che rimettiamo nello scaffale un libro bello a vedersi ma che poco si adatta al nostro essere, un po’ come un vestito stretto, e ne preferiamo un altro dalla copertina meno invitante ma con un contenuto di spessore.
Non è facile allora cimentarsi nel mondo della lettura se si è bambini, specialmente oggi, quando il panorama dei libri (letture per l’infanzia e per l’adolescenza in particolare) è così vasto tanto da sembrare non aver fine.
Dietro a copertine brillanti possono celarsi storie poco consone ai bambini per i più svariati motivi, oppure storie meravigliose tenute nascoste da altrettante copertine magari grigie e inespressive.
Importante diventa allora, sia per gli insegnanti che per gli educatori e i genitori, prestare attenzione a ciò che il panorama offre per far sì che le prime esperienze di lettura siano profondamente significative per il bambino; quando poi la lettura diverrà un piacere, o una passione, se capiterà di leggere qualche “bruttura” sarà il ragazzo stesso a rifiutarla, o a discernere criticamente ciò che piace o che non piace: sarà capitato anche a noi, d’altronde.
Il volume che mi è capitato sottomano ha suscitato in me la stessa sensazione quando, da perennemente indecisi, si va a mangiare il gelato e non si sa che gusto scegliere: finché poi, eccolo lì! Quel gusto che non avevi visto prima, proprio quello che vuoi e che pronunci con decisione alla gelataia.
La guerra di Martina, di Paola Soriga, editori Laterza, collana CELACANTO, illustrazioni di Lorenzo Terranera.
Il libro si presenta in copertina rigida, solida e grande quanto basta da sembrare di tenere in mano un piccolo tesoro: una bambina con un cagnolino seduto accanto a lei, con dietro tre uomini che all’apparenza potrebbero sembrare dei cacciatori, per il loro vestiario semplice, stanno a guardare delle mongolfiere che trasportano un baule ciascuna, in una ambientazione di aperta campagna: una vallata con una casina sullo sfondo, alberi e foglie che fanno da cornice; il retro nasconde l’altra parte del paesaggio, un paesino rurale sovrastato da una montagna e da tanti alberi.
I colori non sono caldi, il blu e il verde sono i colori che prevalgono, ma le linee sono chiare e tondeggianti: sembra quasi di trovarsi all’aperto insieme ai personaggi disegnati, accarezzati da quel vento che nell’illustrazione fa muovere le foglie e i capelli della bambina.
Unico neo, uno dei tre uomini disegnati nella copertina sembra avere in bocca una sigaretta: dopo aver letto la storia si intuisce un periodo storico durante il quale il fumo di sigaretta era comune quasi a tutti e non si conoscevano gli effetti dannosi, ma ciò è noto solo a un adulto; spetterà a noi quindi spiegare questo particolare.
Anche le altre illustrazioni presenti all’interno del volume sono capaci di “portarci lontano”, nelle ambientazioni descritte nel testo: paesaggi realizzati con colori e linee che ispirano serenità e tranquillità, personaggi che rimangono fedeli a come li descrive il libro, da guardare e riguardare per la loro capacità di rendere il lettore stesso protagonista di quella vicenda.
La posizione delle illustrazioni è chiara e ordinata: la maggior parte sono posizionate nella pagina a fianco del testo scritto e qualcuna nella stessa.
Il libro fa parte della collana “CELACANTO” che, come scrive Fernando Rotondo in un articolo di LiBer del 2015, “dà il nome a una collana per preadolescenti, un progetto pensato in grande, come il formato degli albi (doppia apertura di quasi 50 x 31 cm), per supportare il fascino di una narrazione che sposa il rigore e la scientificità delle informazioni, la semplicità e chiarezza del linguaggio”; in particolare vengono trattati argomenti storici degni di rilievo visti dalla parte dei bambini e nel caso de “La guerra di Martina” è la Resistenza.
Il libro non indica l’età a cui si rivolge, ma nei siti internet possiamo trovare un’età che va dai 6 anni ; tuttavia per il linguaggio, il contesto e alcune terminologie è più adatta un’età che va dagli 8-9 anni in su.
La storia narra di Martina e suo fratello Tommaso, abitanti della città di Pavia, i quali ogni domenica si recano a trovare la nonna che si chiama Martina come la nipote e vive in una cascina circondata da monti.
Qui trovano un vecchio baule contenente un foglio che sembra essere quasi una mappa del tesoro: dalla storia nasce un’altra storia, quando la nonna racconta l’origine di quella carta, dando voce ai suoi ricordi di bambina e alle avventure vissute insieme al suo amico Simone e al fedelissimo cane Paco.
La volontà di questo libro di raccontare ai bambini la Resistenza ha un autorevolissimo predecessore, che è Italo Calvino con il suo celebre “Il sentiero dei nidi di ragno”, ma anche Mario Pennacchi con “Anche i ragazzi hanno fatto la storia”, perché è ancora urgente la necessità di imparare dal nostro passato, di conoscerlo per poter meglio affrontare il presente.
“La guerra di Martina” fa vedere la storia vista dal basso, con gli occhi di una bambina e di personaggi altrettanto comuni, con uno stile narrativo avventuroso e avvincente che consente di guardare con positività anche quelle che sono state difficoltà importanti da superare.
L’ambiente in cui si muovono i personaggi è molto sereno: la famiglia dei due fratelli è semplice, vicina alla realtà di una buona parte dei bambini (per fortuna), che va a trovare una nonna amorevole e con tante cose da raccontare; un’illustrazione in particolare è funzionale a mostrare al lettore questo rapporto di complicità e ascolto tra la nonna e i bambini, tanto che verrebbe il desiderio di andare dai nonni a nostra volta per farci raccontare una storia.
Gli altri personaggi che fanno parte del racconto della nonna sono allo stesso modo uniti tra loro da sentimenti forti come l’amicizia o l’amore fraterno e più volte viene sottolineato un’ideale, “la libertà”, al quale tutti vogliono aspirare.
Gli antieroi, i personaggi negativi, sono invece tre ragazzini più grandi che come racconta la nonna erano prepotenti e “si vantavano di essere fascisti”; forse si potrebbe osservare che far incarnare i personaggi negativi esclusivamente a quelli della fazione politica opposta è una scelta stilistica non troppo originale.
Il linguaggio che il libro utilizza è semplice e chiaro, con periodi brevi, che consentono al bambino di seguire il filo della narrazione senza rischiare di perdersi in voli pindarici, con termini per la maggior parte consueti e che con lievi pennellate sono capaci di far scaturire nella mente del bambino l’immagine di ciò che il libro sta raccontando.
Alcuni termini possono risultare più complessi, in particolar modo quelli che riguardano i fatti storici, come “Mussolini”, “nazisti”, “fascisti”, “partigiani”; sono parole e soprattutto situazioni che il bambino avrà forse sentito dire solo qualche volta in modo casuale ma più spesso risulteranno sconosciuti.
Da qui parte l’intervento di un adulto, che potrà spiegare preventivamente o successivamente, in maniera il più oggettiva possibile, i fatti storici che coinvolgono il libro in questione; molte domande potranno arrivare dal bambino e ciò non toglie la possibilità, anche auspicata, di poter fare insieme una ricerca per poter analizzare in modo più approfondito gli eventi narrati.
La guerra di Martina nel complesso è una storia lieve, che mescola l’avventura a fatti storici e, pur essendo necessario l’intervento di un adulto per meglio comprendere alcuni contesti storici lontani dall’esperienza del bambino è sicuramente un buon libro da tenere nella biblioteca di classe o in quella della propria cameretta, pronto per essere il compagno di viaggio dei pomeriggi dei piccoli lettori.