Di Ludovica Sveva Sambugar
“Già, ho seguito la vostra lezione” disse con vivacità. “La storia di Caino che portava il marchio sulla fronte.” Ti piace questa storia?”.
Caino. Questo il titolo del secondo capitolo dell’opera meravigliosa di Hermann Hesse: Demian.
Un ragazzino di nome Sinclair vive i suoi giovani anni in turbamento a causa della lotta tra mondi che vede insorgere davanti ai suoi occhi: il mondo del bene e del male, del buio e della luce; il mondo di ciò che è lecito e dell’illecito; dimensioni che convivono e a tratti si mischiano. Un ragazzo di qualche anno più grande, Demian, entra in contatto con lui, apparentemente senza motivo. Max Demian viene descritto come una sorta di “impostore” che cerca di atteggiarsi da ragazzo ma i suoi occhi, i suoi modi, sono quelli di un uomo, quasi da signore. Ha l’aria sveglia, intelligente ed è furbo e sagace.
Un giorno la classe di Demian viene ospitata da quella di Sinclair durante l’ora di storia sacra. Oggetto della lezione, la vicenda di Caino e Abele. All’uscita di scuola Max Demian intercetta Sinclair e gli chiede di accompagnarlo fino a casa. Questi accetta compiaciuto e onorato. I due iniziano a chiacchierare e la conversazione giunge proprio a ciò che è stato argomento della lezione:
“Dunque, io credo che la storia di Caino si possa intendere anche diversamente. La maggior parte delle cose che ci insegnano sono vere e giuste, ma si possono guardare anche da un altro lato, diverso da quello dei maestri e allora acquistano per lo più un significato migliore”.
Più avanti nel mio articolo riporterò in breve la teoria di Demian in merito, per ora basti sapere che essa è una fantastica interpretazione di ciò che accadde tra Caino e Abele. Una diversa narrativa dei fatti, un punto di vista squisitamente controcorrente e quasi dissacrante. Un’opinione lontana dalla narrativa accettata dai più. Prima della conversazione avuta con Demian, Sinclair non si pone interrogativi in merito a ciò che ha sentito, non si fa alcuna domanda. Poi Demian mette una pulce nel suo orecchio e quando dà una versione alternativa dell’evento biblico, Sinclair rimane sorpreso di come la questione iniziasse a prenderlo. Demian assume un ruolo particolare, una sorta di luce nel buio. Un sussurro che causa una valanga che sembra dire: “credi davvero che ci sia solo questo?”. Vi ricorda qualcosa?
Ma ecco la teoria di Demian, ovvero, tutto iniziò col marchio:
“C’era un uomo che aveva in faccia qualche cosa che agli altri incuteva paura. Essi non osavano toccarlo […] Forse, o certamente, non era un vero e proprio segno in fronte come un timbro postale […] Doveva essere piuttosto qualche cosa di pauroso e appena percettibile, più spirito e ardimento negli sguardi, un occhio con più spirito e più ardire del solito. Costui aveva un suo potere e di lui gli altri avevano paura.”
Interessante, vero? Qualcosa nello sguardo, ardimento, potere, forza, spirito. Questo era ciò che (nell’immaginario di Demian) distingueva Caino da tutti gli altri. Un segno non visibile come un “timbro- postale-in-fronte”, ciò nonostante, percettibile. Allo stesso modo tutta la sua stirpe e chi era come lui, fu identificato con questo segno.
Riflettiamo sul quotidiano: incrociate lo sguardo altrui e non ci vedete nulla. Nessun tratto degno di nota, nessuna fierezza né nobiltà. I cervelli sono pieni di idiozie, la voce articola solo parole vuote. Per questo è facile individuare un fratello in mezzo a mille altre persone, qualcuno che condivide la tua visione del Mondo: lo riconosci immediatamente, lo leggi nel suo sguardo che non è spento come quello di tutti gli altri. È questo il segno. E ovviamente capite che Demian non ha parlato con Sinclair per caso: aveva percepito e visto qualcosa in lui.
Per esperienza personale posso dire che, solitamente, incontrare qualcuno che come te si dibatte nella giungla del Mondo Moderno è un evento assai raro, poiché pare che alla massa piaccia essere risucchiata dalle sabbie mobili, ma ciò non deve indispettire: solo i migliori combattenti lotteranno per giungere alla Vittoria e in questo sta la garanzia del successo. Il primo passo è quello di fuggire dalle vaste masse; l’energia, l’ardimento e la forza renderanno i pochi, nuovi custodi del fuoco.
Sorgeranno uomini che porteranno dentro lo Spirito Legionario, che non accetta resa né sconfitta, ma conduce gli uomini a combattere anche se la battaglia è persa in partenza. È lo spirito di chi segue la via più dura, di chi manterrà una drittura in questo mondo che si regge su un ordine assolutamente illusorio. Lo Spirito Legionario appartiene all’Uomo Nuovo che dalle rovine dà vita al Nuovo Mondo. Lo Spirito Legionario è incontenibile, vedi il suo fuoco ardere nello sguardo di chi lotta.