Una lettura degli eventi, oltre il piano visibile, di Giuliano Maranga
“I 40 miliardi all’anno per l’Ucraina non vi sono. L’Italia ha detto che non è d’accordo. Questo significa per noi un 3,5 miliardi all’anno aggiuntivi, ma non è possibile dato che facciamo già gran fatica a arrivare al 2%”: quanto dichiarato dal ministro della Difesa italiano Guido Crosetto a margine della ministeriale NATO.
“La Costituzione ci vieta l’uso di armi in Russia”: questo dichiara Crosetto lo scorso 31 maggio.
“Riguardo all’invio di armi all’Ucraina sto pensando di fare come fanno alcune nazioni, che non hanno secretato il tutto per quanto riguarda le armi, ma parte. Sto pensando di arrivare a questo punto, così da cambiare quelle regole che, forse sbagliando, voi avete fissato e alle quali mi sono rigorosamente attenuto”: quanto dichiarava il nostro ministro della Difesa lo scorso 29 maggio.
“Non c’è mai stato un soldato italiano in Ucraina e mai ci sarà, noi non ci sentiamo in guerra contro Mosca. Vorrei una risoluzione ONU che chiedesse una tregua immediata e senza condizioni sia per Gaza che per l’Ucraina, ci stiamo battendo per questo”: quanto dichiara Crosetto il 26 marzo 2024.
Secondo quanto lasciato filtrare da “Il Fatto Quotidiano” il 27 gennaio 2024, il ministro Crosetto a pochi intimi avrebbe indicato la via strategica nazionale neutralista (né Occidente né Oriente). Il quotidiano parlava di una dottrina “Crosetto segreto” che non poteva manifestarsi in pubblico. Questo il succo: “Per evitare di rimanere vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro l’Italia dovrebbe avviarsi a un progressivo disimpegno da ogni sostegno militare e porsi in una posizione neutrale”.
Ieri pomeriggio, poco prima delle 16.30, abbiamo dunque l’atterraggio di emergenza a Ciampino per l’aereo del ministro della difesa Guido Crosetto di ritorno dal vertice NATO. Fumo nel vano bagagli. Le opinioni pubbliche occidentali sono, anche a ragione, disgustate dai continui crimini ebraico-israeliani contro i bambini palestinesi e dalla politica internazionale dell’amministrazione Democratica americana dei vari Obama e Biden, vere e proprie amministrazioni di terrore e guerra permanente, ma purtroppo non sono più in grado di vedere che a tirare le fila della grande politica mondiale sono sempre gli Imperialisti britannici di Londra.
La guerra contro la Russia, iniziata con il golpe di estremisti razzisti e russofobi del 2014, è primaria opera di Londra e solo in seconda istanza delle filiali Democratiche o Straussiane americane, che lavorano comunque per Londra; la serie di attentati mirati, da quello della giovane ideologa platonica e militante russa Dar’ja Dugina (il bersaglio doveva essere il padre, Aleksandr Dugin, ma il cambio di macchina modificò il destino degli eventi) a quello recente del primo ministro slovacco Robert Fico, non possono che rimandare alla regia del britannico MI6, sicuramente il servizio segreto di strategia e azione più forte ed efficiente della storia, che ha chiaramente dalla propria parte una secolare storia diplomatica di azioni, tattiche e di intrighi, se si pensa che già gran parte dei rivoluzionari francesi e sovietici, o degli stessi patrioti italiani risorgimentali, lavoravano al servizio del Ministro degli esteri di Londra. Si potrebbe anche tentare di semplificare l’odierna situazione mondiale così caotica e incompresa, lasciando per ora da parte i vari BRICS, le varie correnti islamiche o i vari battaglioni Azov e rappresentandola un po’ cinicamente come un conflitto tra un neo-imperialismo britannico e un nazionalismo resistente cristiano ortodosso e di difesa russofilo.
Gianfranco Fini, che lavorava per ambienti britannici, ebbe a definire il fascismo “il male assoluto”. In realtà potrebbe ben più essere l’Imperialismo Britannico il male assoluto della storia e della politica internazionale, se proprio si vuole usare questa categoria. È l’Imperialismo Britannico che opta sistematicamente per la guerra mondiale, nei momenti decisivi, pur di poter continuare a esercitare la propria influenza globale imperialista – oggi lo può fare tentando di “dirigere” il Partito Democratico Americano e Davos; le frazioni patriottiche inglesi dei vari Farage, filorusse e filotedesche, sono purtroppo ancora marginali come lo era Mosley negli anni ’30. In questo senso aveva sicuramente le sue buone ragioni Benito Mussolini, l’unico stratega fascista, e non Gianfranco Fini; la Seconda guerra mondiale, scatenata abilmente dagli inglesi, doveva in realtà tradursi esclusivamente nella difesa strategica della fortezza europea mediterranea da Londra – guerra del sangue contro l’oro – e non nella marcia verso Est imposta dal Führer con esiti negativi fallimentari; nonostante la sconfitta militare, l’Italia, che ancora negli anni ’20 era una semicolonia britannica figlia di un “Risorgimento massonico”, diventò di fatto dopo la Seconda guerra mondiale una nazione sovrana seppur limitata, controllata inevitabilmente da Mosca e Washington. Per questo probabilmente Mussolini fu ucciso da agenti dello spionaggio britannico e poi fatto mettere dai partigiani a Piazzale Loreto; aveva avuto la folle idea di destabilizzare il Mediterraneo ostaggio dell’Imperialismo massonico britannico ponendo così le basi per la fine storica dell’unipolarismo britannico. Nonostante tutto, l’Inghilterra, per quanto estromessa almeno strategicamente dalle nostre vicende interne dopo il 1945, ha continuato a esercitare sottilmente la sua influenza. Lo stato profondo britannico ha sempre privilegiato, almeno nel ’900, le soluzioni di sinistra radicale e sovversive su quelle conservatrici, il compromesso storico tra cattolici, comunisti e Vaticano modernista è una direttrice strategica di Londra, Napolitano era di casa a Londra dai primi anni ’70; direttiva britannica lo fu la stessa strategia della tensione, termine coniato dalla stampa anglosassone, con i servizi britannici capaci di orientare o meglio manipolare sia frazioni di estrema sinistra che di destra nel tentativo di far piombare di nuovo l’Italia nella guerra civile. Non serve dunque un esperto di politica internazionale per comprendere che Londra e MI6 sono già da anni sul fronte avanzato della Terza guerra mondiale e non aspettano altro.