Gran Bretagna: avanguardia e simbolo del Mondo Moderno
Gran Bretagna: avanguardia e simbolo del Mondo Moderno

Gran Bretagna: avanguardia e simbolo del Mondo Moderno

Di Giuliano Maranga 

Antiamericanismo ossessivo, antisionismo ossessivo, anticomunismo unilaterale sono le malattie infantili del movimento nazionale antiglobalista dei nostri tempi. Non che occorra fare totale marcia indietro totale e sposare le cause americane, sioniste, marxiste ma avrebbe ben poco senso essere anti-americani e non vedere che Kissinger e Democratici mai hanno interrotto i rapporti strategici con la madrepatria Londra; essere antisionisti e non vedere che Davos, la sinistra israeliana o Soros mai hanno interrotto le loro relazioni con il britannico MI6, il più forte, analitico ed efficiente servizio di spionaggio della storia; essere anticomunisti e ignorare che i modelli di Lenin, Trotsky, Stalin rimanevano quelli stessi dell’Inghilterra industriale vittoriana con l’aggiunta di un po’ di Soviet o non vedere che senza il sostegno della Loggia centrale dell’Impero britannico – la cosiddetta “compagnia del buon pellegrinaggio” di cui pubblicamente parlò solo l’ex presidente iraniano Ahmadinejad in una intervista pubblicata anche dal “Corriere della Sera” il 28 luglio 2017 – non avremmo avuto né rivoluzione giacobina né sovietica. 

Al tempo stesso sarebbe ben difficile non riconoscere, come spiega Niall Ferguson nel magnifico e, in materia, insuperabile testo Impero, che è stata proprio la Gran Bretagna a fare il Mondo Moderno. La Monarchia britannica, possedendo tuttora la cultura di secolari segreti politici, diplomatici, spionistici ed anche finanziari tramite la City, non va di certo a scuola da Davos, Tel Aviv o USA, né da Roma vaticana; più facile forse il contrario. Al tempo stesso, il capolavoro di questa élite imperiale britannica che ha lavorato indefessamente per l’anglicizzazione imperialista del Mondo Moderno è stato mettere al proprio totale servizio un popolo guerriero, fanatico, totalmente devoto alla azione talassocratica e alla lotta come è storicamente quello anglosassone/britannizato, ontologicamente dedito alla conquista e alla pirateria come è nel meraviglioso esempio dei Sea Dogs o del formidabile Ammiraglio Nelson. In questa dimensione, quando Carl Schmitt parla della rarissima virtù pitagorica della grande politica globale non ci si può che riferire alla storia imperiale britannica; di certo non agli USAné tantomeno a Tel Aviv, ancor meno alle marionette di Davos. Leggendo L’Inghilterra e la sua destra, un bellissimo libro pubblicato da Volpe edizioni nel 1972, emergono i motivi profondi della dissidenza o protesta interna contro la Casa Reale di quanti, oramai sconfitti, negli anni ’30 o ’40 intesero posizionarsi a fianco della Roma di Benito Mussolini o della Germania del Führer, parlando esplicitamente di un tradimento spirituale e storico verso la missione europea e cristiana da parte della monarchia di Londra; in realtà i circoli massonici monarchici londinesi dai primi del ‘900, abbandonando il tradizionale puritanesimo conservatore e optando per un neo-isolazionismo vittoriano globale eurofobo come già lo immaginò l’allora sconfitto e ripudiato Cromwell, non scelsero solo il mare sulla terra, come si ripete, ma pensarono in profondità che il destino del Mondo Moderno sarebbero stati il socialismo ed il globalismo. 

L’avanzata dell’universo verso il socialismo continua; il nazionalismo e l’ideale tradizionale cristiano sono stati per sempre sconfitti” sentenziò il cancelliere dello Scacchiere Dalton nel maggio 1946, a proposito della sconfitta del fascismo e delle misure di nazionalizzazione del governo britannico, facendosi così interprete della volontà della Monarchia. Una legge occulta spiega che la rivoluzione è immancabilmente un mostro che finisce per divorare i suoi stessi figli e questo non è valso solo per la Francia o per l’Unione Sovietica ma anche per la grande e forte Inghilterra che nel ‘900 scelse la via del “socialismo”; Dalton o la Casa Reale non sono stati perciò del tutto il classico buon profeta. Oggi la maggioranza dei giovani britannici rinnega Churchill e la Seconda guerra mondiale antifascista; da sinistra perché Churchill fece ancora una guerra colonialista ottocentesca , da destra perché rinnegò strategicamente i valori nazionalisti e cristiani, regalò mezzo pianeta ai comunisti “sovversivi” e non avrebbe fatto gli interessi nazionali inglesi ma quelli dei Rothschild con cui era imparentato, oltre ad aver forse compiuto i più vasti e terribili crimini del ‘900. Inoltre, Churchill fu oggettivamente salvato e tenuto in vita dal Führer a Dunkerque; una delle decisioni strategiche più inspiegabili della storia politico-militare. 

Oggi comunque, dopo la Brexit, originariamente compiuta nella erronea certezza della vittoria prossima dei fratelli globalisti d’oltreoceano e non del Trump I nel 2016; dopo il sempre più forte ritorno e richiamo delle identità nazionali culturali e multipolari che sono di fatto tornate al centro; il globalismo imperiale anglosassone e britannico è realmente nella fase del tramonto. Al tempo stesso però, come si vede con la guerra ucraina e con la perenne debolezza tattica e strategica europea, Londra manovra ancora perfettamente la politica dei circoli massonici della NATO o di Oltreoceano; il fascino stesso di Londra capitale del Commonwealth (Bene Comune), grandiosamente tattico politico e coerentemente, spietatamente, strategicamente imperialista, non sarà allo stesso modo mai posseduto né da Tel Aviv né dagli statunitensi, continuamente alle prese con linee interne di faglia che tradiscono il limite strategico di un’anima infantile o primitiva mai forse ben superata. Tra gli statisti odierni ciò è oggi ben compreso solo da Orban; il leader magiaro, quando parla di stato organico tradizionale cristiano ed illiberale e tenta di attuarlo, intende proprio un’alternativa di civiltà neo-asburgica (o neofascista?) alla Londra multiculturale, multigender, rivoluzionaria, postmodernista e sovversivista. 

Pensando in conclusione, altresì, al ruolo anglosassone nella storia italiana, se è vero che il fascismo e la Seconda guerra mondiale finirono per estromettere finalmente Londra dalla centralità nelle questioni interne romane, non solo è d’uopo riferirsi in proposito al Risorgimento o al ruolo centrale nella Resistenza antifascista, tramite azionisti, socialisti, gappisti comunisti filoslavi e soprattutto tramite l’omicidio del Duce attuato da agenti britannici e Piazzale Loreto, ma anche all’idea strategica del Compromesso storico tra cattolici e comunisti che doveva attuarsi in Italia sul modello internazionale di Yalta che fu originariamente concepito a Londra. 

Sarà estremamente interessante, nell’immediato futuro, osservare che posizione l’Inghilterra prenderà di fronte all’ascesa dell’Oriente asiatico e al ruolo turco eurasiatico; nel ‘900, ad esempio, sostenne originariamente il Giappone imperiale per poi divenirne irriducibile avversario, vedremo oggi – furiosa russofobia a parte – come Londra si comporterà di fronte al grande nazionalismo indiano e al neo-confucianesimo di Pechino.