Eleuteria ama viaggiare, ma non si è mai spinta così a est. Arriva a Kaunas, la seconda città per importanza in Lituania, e non sa cosa aspettarsi. La prima cosa che nota una volta atterrata è che l’aeroporto è minuscolo, “È poco più grande di casa mia!” pensa. Nei tre giorni che trascorrerà in giro per il Paese apprenderà che la concezione delle distanze è molto diversa da quella a cui è abituata: si può attraversare la Lituania in macchina in sole cinque ore!
A Kaunas c’è un mercato quel giorno e, perdendosi tra le bancarelle, Eleuteria capisce che la Lituania è una delle porte d’Oriente. È un buon naso lei, e per la via principale della città vecchia l’odore dei salumi affumicati lituani si mescola a quello dei pistacchi, della farina di cocco, all’intenso odore zuccherino dei dolcissimi dolci turchi. Percorrendo la via principale si arriva ai resti del castello di Kaunas e alla chiesa più importante. Annidata in una strada secondaria c’è invece Santa Gertrude, la chiesa più antica della città secondo il ragazzo che gestisce l’ostello, costruita probabilmente nel XV secolo. Ma Eleuteria è italiana, nel suo Paese la chiesa più antica ha quasi 1700 anni! Ovvio, si dice, i lituani abbandonarono le loro credenze pagane solo nel 1387, in seguito alle crociate del nord. Ma molto delle credenze pagane sopravvive tuttora nella cultura lituana: i giorni della settimana sono infatti indicati con i numeri da 1 a 7 e molti nomi femminili sono quelli dei fiori. Belli questi lituani.
Sul calar del sole Eleuteria ha il primo incontro con la cucina lituana e con i suoi principali protagonisti: panna acida, patate e aneto. L’incontro avviene infatti sotto forma di aringa cruda affogata nella panna acida e spolverata di aneto, affiancata da patate lesse. I lituani mettono ovunque la panna acida, scoprirà Eleuteria. La affiancano alla carne, la mescolano alle zuppe con cui si riscaldano durante il rigido inverno baltico. Buona.
Ma ora è il momento di attraversare il Paese. Foreste e laghi ovunque. E niente montagne. Eleuteria viene dall’Umbria e anche solo attraversando la Pianura Padana si sente profondamente spaesata. Qua il malessere aumenta, “Chissà se esiste un nome per questa sensazione, per descrivere il disagio, il senso di smarrimento che prova chi è abituato a vivere abbracciato, quasi protetto dalle montagne e si ritrova qui, a non vedere la fine di questi spazi.”, si chiede Eleuteria. Un giorno una ragazza lettone le svelerà che l’iniziale eccitazione provata da un baltico alla vista delle montagne si smorza col tempo, quando inizia ad avere la sensazione che queste lo stiano soffocando.
E ora Trakai, il castello sul lago, i negozi di souvenir pieni di gioielli e gingilli fatti con l’ambra, la resina dorata che abbonda sulle spiagge baltiche e che un tempo arricchiva i palazzi degli zar. Anche Trakai ha una storia da raccontare. Nel 1397 il granduca di Lituania, Vytautas, oggi considerato il più grande sovrano lituano del Medioevo ed eroe nazionale, in cerca di soldati fidati per rafforzare il proprio esercito, li trovò tra gli ebrei caraiti e ne portò con sé quattrocento famiglie a Trakai, dove sorgeva una delle principali fortezze del Granducato. La comunità lì stabilitasi diede vita a un’originale architettura. Le loro case di legno, a un piano, presentano ancora oggi rigorosamente tre finestre sulla facciata: una per Dio, una per la famiglia e una per il granduca Vytautas. Di origine caraita è anche il cibo tradizionale che Eleuteria ha l’opportunità di assaggiare a Trakai: i kibinai, sorta di calzoni ripieni di carne e formaggio, accompagnati da un leggero brodo di pollo. Deliziosi.
È il momento della visita a Vilnius: per essere una capitale è davvero piccola, come tutto del resto in Lituania. Nota interessante è il quartiere di Užupis, o meglio, la Repubblica di Užupis. Si tratta del quartiere degli artisti, una Montmartre lituana patrimonio dell’UNESCO, dichiaratosi repubblica indipendente nel 1997 con tanto di (meravigliosa) Costituzione (http://storie-e-filosofie.blogspot.com/2008/06/la-costituzione-della-repubblica-della.html). Altrettanto degna di nota è l’esistenza di ben due locali in cui è possibile bere un caffè accarezzando dei gatti nel contempo! La dimensione ideale per una gattara come Eleuteria.
Il viaggio può dirsi terminato, ma si può ancora aggiungere una nota culinaria. La šaltibarščiai, una zuppa fredda (solitamente infatti si consuma in estate) dal caratteristico colore rosa dato dalle barbabietole con cui è fatta, e il gira, una bevanda data dalla fermentazione della segale, assimilabile al russo kvass. Odora di lievito, ma ha un gradevole sapore dolce.
Eleuteria vi aspetta al prossimo viaggio! Viso ghero!
Un’interessante coincidenza: anche a Tokyo esiste un bar dove si può sorseggiare un caffè e leggere un libro accarezzando i gatti che lo popolano: è il Neko Cafè: https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g14133707-d6753205-Reviews-Cat_Cafe_Calico_Shinjuku-Shinjuku_3_Chome_Shinjuku_Tokyo_Tokyo_Prefecture_Kanto.html.
Sììì, lo sapevo! 😻