Di Giuliano Marango
Il conflitto interimperiale tra le tre grandi potenze, Russia, Usa e Cina, in attesa dell’ormai prossimo ingresso dell’India nel club ristretto, vede chiaramente il complesso industriale e sociale europeo come il classico bottino di guerra. È significativo che dall’inizio della guerra ucraina a oggi, i più radicali esponenti del fronte militarista europeo russofobo siano stati costretti alle dimissioni; dagli inglesi Johnson a Truss all’italiano Draghi, passando per la finnica Marin e l’estone Kallas, i più fedeli esecutori della russofobia militante globale dei Democratici statunitensi e del servizio britannico MI6 sono stati spazzati via come danni collaterali della guerra russa che si presenta propagandisticamente come Crociata di civiltà contro il Mondo Moderno rivoluzionario gender, “satanista”, “anticristiano”, “leninista bolscevico”, “nazista” e via di seguito.
Per quanto queste ultime elezioni europee debbano essere lette anche come prove di tenuta interna nazionale all’interno dell’Unione Europea, l’odierna guerra di civiltà tra la Russia cristiana e l’universo Lgtbq delle Sinistre radicali non può non essere il dato saliente nell’attuale fase storica europea; di conseguenza il discorso alla nazione del francese Macron del 9 giugno 2024, odierno leader del fronte antirusso europeo, alle prese con una sconfitta colossale e le dimissioni a catena degli altri premier socialisti europei antirussi testimoniano che il fronte del globalismo anglosassone russofobo Democratico e di Sinistra radicale è stato sconfitto in modo oramai definitivo.
Il cancelliere tedesco Scholz è di fatto sfiduciato alle prese con un sentimento popolare filorusso che premia una formazione di estrema destra descritta come “filonazista”, Alternativa per la Germania. Ciò significa in concreto che l’italiana Giorgia Meloni, espressione del partito maggioritario di ENI e LEONARDO, è solo formalmente antirussa. L’attuale premier romano, più che un nazionalista fascista, è probabilmente un DC modello Mariano Rumor come hanno attestato le parole di Vladimir Putin di pochi giorni fa che hanno omaggiato l’Italia in quanto rimarrebbe l’unica effettiva e leale amica del mondo russo anche nel contesto odierno. Ciò non significa che Vladimir Putin abbia ancora vinto strategicamente la guerra ucraina; perché ciò avvenga è necessaria quantomeno la conquista russa di Odessa. Di certo hanno però perso strategicamente i Democratici globalisti e antifa americani e sta inevitabilmente tornando il momento storico del nazionalista cristiano filorusso Donald Trump.
Elemento importante da segnalare, nella vita nazionale politica, è il consenso personale dato al Generale Vannacci da più o meno un milione di italiani; il Generale Vannacci si è distinto per una campagna elettorale nazionalista e fascista e comunque assolutamente di negazione dell’antifascismo storico messo sul piano di una forza antinazionale. Dato importante, anche se in percentuali inferiori ma comunque notevoli, pure quello dato alla militante antifascista Ilaria Salis detenuta nell’Ungheria del controrivoluzionario filorusso Viktor Orban. Il voto dato alla Salis è certamente un voto antirusso e anti Putin. L’astensione, molto rilevante, è comunque un segnale di debolezza politica oggettiva; in un contesto di transizione tra élite come l’odierno europeo, tale via o è rivoluzionaria o controrivoluzionaria (e gli attuali astensionisti non sono rivoluzionari né antirivoluzionari) o non può che passare tramite un “populismo” o un “nazionalismo” che spalleggi tatticamente una potenza revisionista o emergente rispetto ai Democratici americani, alla Silicon Valley e alle loro truppe. L’elemento strategico decisivo dei prossimi anni è perciò, oltre le nostre vicende interne o infra-europee, come la prossima amministrazione Trump radicalizzerà la propria postura filorussa all’interno del fronte europeo. Ciò sarà probabilmente più importante della stessa politica asiatica o su Taiwan dell’“isolazionista” e nazionalista leader di America First, Donald John Trump. Da questo dipenderà il futuro del prossimo decennio di tutta l’umanità.