Di Enzo Pennetta
Andare alla ricerca del sole, un’azione che sottintende un presente caratterizzato dall’oscurità, la condizione attuale di quello che chiamiamo “Occidente”. Una denominazione geografica che non indica un luogo ma racchiude un contenuto di tradizione storica sorta con l’antica Grecia e tramontata dopo venti secoli in una notte che si è presto popolata di ombre che hanno generato gli incubi del ’900. Ma il dramma più grande di questo Occidente non è il buio che lo avvolge, il male più grande è il non riconoscimento di questa condizione con la conseguente rinuncia a cercare la luce.
Per questo dichiararsi alla ricerca del sole è già un gesto rivoluzionario che parte dalla constatazione della notte che la nostra epoca sta attraversando, una notte in cui l’uomo ha perso coscienza di sé ma che i corifei del transumanesimo, inteso come rigetto dell’uomo consegnatoci dalla tradizione, chiamano paradossalmente risveglio, in inglese “woke”. La notte dell’Occidente è la normalità per un nuovo pensiero che è stato diffuso in nome di una modernità che si autoproclama per definizione migliore di un passato dipinto come oscuro.
La ricerca del sole è in realtà l’uomo che va alla ricerca dell’uomo, il paradigma della modernità è quello di un essere umano ridotto alla sua dimensione biologica che inevitabilmente finisce per diventare zootecnica, ma nella desolazione di questo allevamento umano qualcuno si può alzare e porsi in cammino alla ricerca di una stella, e solamente gli esseri umani sono in grado di guardare le stelle: chi alza gli occhi al cielo e cerca una stella è già l’“uomo”.
Per ritrovare se stessi bisogna innanzitutto ritrovare il passato che “deve essere assimilato se non vuoi diventare il becchino del presente”, e così l’arte e la letteratura, la storia, le rovine e le testimonianze storiche vengono strappate al degradante ruolo di attrazioni turistiche dove le ha relegate la società dei consumi, per riprendere vita e vivificare il presente e il futuro.
Ma la ricerca del sole, per essere vera, deve farsi azione, deve entrare nella vita della società restituendo la sua prerogativa di progettualità all’aristotelico animale politico che è tale solo se un uomo libero, colui che costruisce città e civiltà.
L’uomo che ritrova se stesso è anche un uomo che si riappropria del significato della morte che la modernità ha rimosso nella sua profondità rendendola una finzione cinematografica, una maschera di Halloween o un incidente da videogame: per poter tornare a vivere bisogna tornare a saper morire.
E saper morire è la premessa per saper combattere, la ricerca dell’Aurora inizia dentro ogni persona che si riappropria di un motivo per lottare: “non sei una comparsa. Sei l’eroe di questa storia e soltanto con la tua partecipazione questa e più grandi imprese potranno compiersi!”
Accompagnato dalle parole della Tannhäuser Ouverture di Wagner, chi arriva in fondo alla lettura scopre di essere stato fin dall’inizio il protagonista.