«A volte nei posti piccoli la vita diventa più grande.» Ed è indiscutibilmente vero. I protagonisti di questi racconti – o, in un’altra prospettiva, i personaggi di questo romanzo – vivono in un piccolo paese dei Fiordi Occidentali, si conoscono tutti e le vicende di tutti si intrecciano in qualche modo. Ma, dal direttore di un maglificio che lascia tutto per dedicarsi allo studio del latino e dell’astronomia, a un magazzino maledetto, dalla signora dai capelli rossi che nuota una volta al giorno nell’oceano, agli amori intempestivi, ci riappropriamo di una bellissima verità: anche alla “fine del mondo”, in una realtà rurale apparentemente priva di ogni attrattiva, tutti hanno una storia da raccontare. In un flusso di coscienza collettiva, tra stranezze, superstizioni e fantasie, viene narrata attraverso note nostalgiche una quotidianità monotona e allo stesso tempo densa di esistenzialismo. Stefánsson, d’altra parte, con ironia e una soffusa autocritica, mette in risalto l’indolenza della gente di provincia, che si adagia sulle piccole comodità, dimenticando che ci sia un mondo oltre l’orizzonte.
I titoli dei racconti – o dei capitoli – (“Le lacrime sono fatte come i remi”, “Si pensa a tante cose nella foresta, soprattutto se vi scorre in mezzo un grande fiume”, “Tekla e l’uomo che non sapeva contare i pesci”…), evocano quel minimalismo nordico nonsense, con un lirismo che ispira l’autore in tutte le sue opere in prosa: «Prendo ispirazione dalla poesia […] Provo sempre ad applicare certe modalità nei miei romanzi. Il modo in cui la poesia può essere illogica, eppure avere comunque un senso».
Jón Kalman Stefánsson, poeta, insegnante, giornalista e bibliotecario, ma anche muratore, operaio e ufficiale di polizia, appassionato di astronomia, con Sumarljós, og svo kemur nóttin (Luce d’estate, ed è subito notte, tradotto da Silvia Cosimini ed edito da Iperborea nel 2013), si aggiudica il Premio Islandese per la Letteratura nel 2005, affermandosi tra i maggiori autori nord-europei contemporanei. Il 5 settembre è uscito, sempre per Iperborea, Storia di Ásta, presentato al Festivaletteratura di Mantova.