Di A.P.
Se il Ministro degli esteri di Londra vuole dissimulare il viaggio del Re Carlo e Camilla nella storia delle reciproche relazioni tra Gran Bretagna e Italia e di un presunto tradizionale asse tra Londra e Roma, noi pensiamo viceversa che vi sia qualcosa di storico e strategico in tale viaggio diplomatico.
Carlo III sarà, non a caso, il primo sovrano inglese (in veste di capo di Stato) a parlare davanti al parlamento riunito in seduta comune. Se da un lato è vero che si susseguono da decenni viaggi di reali inglesi in Italia, dall’altro è un fatto che questo è un royal tour eminentemente politico. Si pensi, in proposito, a quello del 1961 della regina Elisabetta II a Torino in occasione del centenario dell’Unità d’Italia o a quello del 1992 con il panfilo “Britannia” che il 25 maggio (5 giorni dopo la strage di Capaci) arrivò nel porto di Palermo e il 2 giugno nel porto di Civitavecchia; proprio qui analisti e strateghi al servizio della Casa reale di Londra davano istruzione ai vari Draghi o Ciampi su come “vendere l’Italia”, come si sarebbe poi sbrigativamente detto a livello di vulgata, e così poi meglio mediare l’ingresso di Roma in Europa.
La Gran Bretagna è, oggi, l’avanguardia e la prima linea del fronte guerriero globale antirusso, con il suo più che decennale sostegno all’estrema destra nazionalsocialista di Kiev e alle estreme sinistre woke e LGTBQ assolutamente russofobe; l’Italia è, di fatto, sia a livello di élite che di società civile, il paese decisamente meno antirusso all’interno del variegato fronte internazionale che ha formalmente sposato la causa del regime di Zelensky, al punto che dal 2022 a oggi si sono verificate stranissime e inspiegabili morti di agenti britannici in missione nel nostro paese – ultimo evento strano l’esplosione del palazzo a Monteverde (Roma) a fine marzo dove un cittadino scozzese di 50 anni è rimasto gravemente ferito.
Tutto ciò va detto esclusivamente come momento analitico di comprensione per una più generale visione, senza nessun ordine di simpatia o contrapposizione a fatti che devono esser osservati appunto come fatti. Il nostro unico interesse e ideale è quello nazionale e mediterraneo italiano, di conseguenza non parteggiamo o avversiamo nessuno per partito preso; chi è con noi è per la Nazione, non contro questa. Questo storico viaggio di Re Carlo, inoltre, avviene nove anni esatti dopo quella Brexit con cui le élite imperiali britanniche intesero inizialmente allarmare i “cugini” di Berlino che una così solida relazione geopolitica tra Germania e Russia come quella consolidata tra Merkel (ex Stasi) e Putin (ex KGB) non era affatto nell’ordine delle prospettive di un futuro “equilibrio” europeo come concepito dalla City.
Nove anni dopo la Brexit, con la fedele von der Layen (formatasi, guarda caso, alla scuola di scienze politiche e economiche di Londra) alla guida dell’UE, si torna finalmente a quella proiezione strategica di un’Europa anglo-germanica a trazione antirussa già egemone con Bismarck e Crispi (si pensi agli “Accordi mediterranei” triplicisti con Londra nel 1887) e che, viceversa, negli anni ’40 del ‘900, rese necessario l’intervento di Mussolini nel secondo conflitto mondiale per impedire, anche al prezzo di un necessario bagno di sangue nazionale, l’ipossia mediterranea (con il Mare Nostrum completamente spartito tra le varie potenze europee), di conseguenza l’estinzione dello stato nazionale italiano.
Europa strategica anglo-germanica che l’allora Duce d’Italia vedeva in sostanza operativa – al di là della contrapposizione militare tra Londra e Berlino, come spiegava per la prima volta De Felice nelle sue fondamentali opere – nel corso dell’intera guerra, come testimonieranno purtroppo sia le ininterrotte lacrime amare del Führer subito dopo l’epocale sconfitta britannica, ad opera del Giappone, a Singapore nel febbraio 1942, in cui Londra perse la sua più grande base del Pacifico e di conseguenza il potere imperiale globale che sino a allora possedeva, sia la consegna finale da parte delle SS di Karl Wolff di Mussolini ad agenti del SOE (Special Operations Executive) britannico nell’aprile 1945 che avevano il compito di ucciderlo per farlo esporre a Piazzale Loreto. Furono oggettivamente i militari americani – ci piaccia o no, così fu – a salvare poi la forma di stato nazione repubblicana e mediterranea che Mussolini aveva dato e lasciato all’Italia nel 1945, ad impedire inoltre la Sicilia britannica e il Nord Est “rosso”-titino che Churchill e Eden avevano preventivamente pianificato.
Il viaggio della Regina Elisabetta II in Italia, nell’estate del 1992, vi fu per sancire la fine di quell’Italia nazionalista di Craxi che, nel 1987, aveva celebrato proprio il famoso “Sorpasso” sulla Gran Bretana riportando l’Italia a dimensione di potenza globale mediterranea come negli anni Trenta. L’attuale viaggio di Carlo si inserisce invece, certamente, in un contesto ben diverso per il Regno Unito; non solo il regnante è stato addirittura trascinato in una storia di spionaggio tecnologico e industriale a vantaggio del partito comunista cinese – evento che sicuramente ha messo in allarme la NSA degli Stati Uniti, che si è vista proprio in questi giorni decapitare i vertici da Trump – ma l’obiettivo strategico di Londra, di annientare la Federazione Russa mediante la guerra ucraina ridisegnando il Mediterraneo a tutto e completo vantaggio della Turchia e della Cina anche e soprattutto contro gli Stati Uniti, visti oramai da Londra come troppo vicini a Mosca, è per ora, come si può vedere, in ambasce.
Si delinea così la volontà delle due uniche potenze militari nucleari europee – Londra e Parigi – di modernizzare i rispettivi arsenali, pur senza pianificarne una netta crescita quantitativa, accelerando il dibattito su un potenziale deterrente europeo “condiviso”, che ha incassato il consenso del vincitore delle elezioni tedesche Merz, che è però già de facto delegittimato dal popolo tedesco dato che nei sondaggi interni l’AfD lo ha per la prima volta superato. Di conseguenza, bene farebbero i vertici della sicurezza nazionale italiana, peraltro nella prima linea di progetto di un ardito sottomarino nucleare della nostra Marina Militare, a prendere con estrema cautela le varie proposte o lusinghe britanniche perché nella vagheggiata Europa anglo-germanica a trazione antirussa e in prospettiva, anche antiamericana, il Mediterraneo non sarà né potrà mai essere italiano, come viceversa lo fu con Craxi, Mussolini, Giolitti. Inoltre, la prima linea difesa della democrazia nazionale italiana e della virtù repubblicana, patria che il nostro popolo ha conquistato con così tanti parti e dolori, non può di certo passare per le imbeccate di una istituzione come quella monarchica britannica che rimanda per forza di cose a rituali e principi pre-democratici o antidemocratici, di secoli e secoli fa.