La Politica Fascista di Protezione del Regno Animale
La Politica Fascista di Protezione del Regno Animale

La Politica Fascista di Protezione del Regno Animale

Di Giacomo Valentini

Per quanto siano usciti molti studi – anche a cura di edizioni con ampia diffusione come Laterza ed Einaudi (GG, ND) – sulla Politica Fascista di salvaguardia e protezione del Regno Animale ciò non sembra essere stato preso in adeguata considerazione dai media tradizionali, il cui antifascismo dogmatico e religioso non permette di cogliere gli i molteplici aspetti del Regime di B. Mussolini, finendo così, per quanto non voglia, per rafforzare il peggior Populismo dei nostri giorni.

La Zoofilia Mussoliniana come un Dovere Nazionale

Sotto l’impulso personale di B. Mussolini, l’amore per il mondo animale fu concepito dal Regime non solo come un “Dovere Nazionale” (GG, p. 53), ma anche come una modalità tattica per differenziare la “nuova civilizzazione Italiana” dal mondo Britannico: “Declinata in chiave Nazionalista….e virile, la zoofilia mussoliniana doveva in primo luogo prendere le distanze dal protezionismo “sentimentale” e “stravagante” di marca britannica. “L’esagerazione è un difetto”, si diceva per stigmatizzare certe usanze degli Inglesi, come erigere monumenti funebri per i pets o lasciare loro in eredità i propri beni: forme di eccentricità che rasentavano la zoolatria al punto che cani e gatti erano per molti versi da considerarsi “i padroni muti degli alteri britannici””. (GG, p. 62). L’armonizzazione dell’Etica Zoofila con la dottrina fascista passava dunque attraverso la lotta politica militante al cosiddetto “materialismo alienante” Comunista e/o Britannico, che non sarebbero stati in grado di concepire, a detta della retorica del Regime, un equilibrio tra uomo e regni naturale e animale, dato che non avrebbero posseduto un Umanesimo Nazionale come era proprio al Regime; il concetto pedagogico continuamente ribadito nelle scuole era che “la fierezza virile del carattere non deve essere disgiunta dalla gentilezza dei costumi e dalla pietà verso gli esseri animali”, come emergeva dal testo del 1941, curato personalmente da B. Mussolini, “Proteggere gli animali”, in cui si ribadiva in modo assai declamato che “l’amore per il Regno Animale è la fiamma più pura dell’umanità” o che “Amici e Ausiliari dei bambini gli animali sono anche beni della Nazione”. Se già dalla giovinezza di Mussolini emergeva tra l’altro una maggiore simbiosi con il mondo animale – a parte una fattucchiera romagnola e un vecchio contadino solitario che lo portava ad arare i campi -, anche una volta conquistato il potere il leader fascista avrebbe dedicato momenti della giornata all’allevamento di vari animali; il più noto caso fu quello della Leonessa Italia, cucciola regalata al leader Populista e Nazionalista romagnolo da un proprietario di un circo equestro nel novembre 1923. Velocemente addomesticata fu portata da B. Mussolini a vivere con lui nell’appartamento di Via Rasella, con le più che legittime proteste dei condomini.   

San Francesco padre ideologico dell’animalismo fascista  

Opuscoli e breviari vennero diffusi tra conadini e allevatori, con la glorificazione retorica della morale zoofila, che voleva riscattare la storia italiana dalle crudeltà animali e dal randagismo atavico che l’avevano caratterizzata sino a allora. Si celebravano non solo i provvedimenti “animalisti” del Regime ma anche i padri fondatori del Protezionismo Nazionale Animale come Garibaldi e Timoteo Riboli (LA, AS). In uno studio assai attuale, Gennaro Ciburri, medico e biologo di origine campana, fondò con altri nel 1929 la Lega Antivivisezionista Italiana, contestando la vivisezione non solo per i consueti principi morali ma anzittutto come metodo di indagine scientifica. Gli studi del Ciburri soffermantesi sulla sensibilità fisica e morale degli animali, in particolare quelli appartenenti ai gruppi degli uccelli e dei mammiferi (ma non solo loro), anticipavano le posizioni dell’odierno animalismo; il biologo peraltro contrastava l’antropocentrismo di scuola “giudaico-cristiana”, sostendendo invece un Umanesimo armonico fondato sulla missione degli spiriti nazionali e dei loro rappresentanti umani. Padre Agostino Gemelli, vivisezionista feroce, diventò non a caso il bersaglio prediletto della frazione del Ciburri; sostenendo la vivisezione, il prelato avrebbe calpestato per gli antivivisezionisti “i principi del Vangelo e i Fioretti di San Francesco” (CR, p. 20). Sotto il Regime la vivisezione venne effettivamente contrastata nelle sue storture e nei suoi abominii, imponendo in ogni caso l’antestetizzazione. In tale direzione la celebrazione di San Francesco, propagandato dal Regime fascista non solo come “il più santo degli italiani” ma anche come il “più santo e zelante apostolo dell’amore animale”, avrebbe fatto sì che ogni 4 ottobre manifestazioni in contemporaneo omaggio al santo di Assisi e agli animali venivano organizzate in tutte le città e campagne italiane. Diverse circolari degli anni ’30 del min. Giuseppe Bottai sollecitavano provveditori ed insegnanti a intensificare nelle scuole – in linea con il Nazionalismo neogaribaldino antimperialista e con il Francescanesimo come interpretati dalla dottrina mussoliniana– “i Sentimenti di rispetto e protezione verso gli animali” (GG, p. 64). In definitiva nella pedagogia allora vigente S. Francesco veniva rappresentato come il padre ideologico dell’Etica Zoofila del Regime (PZ).

Contro il San Silvestro?      

Mussolini ed i gerarchi non amavano in particolare il San Silvestro e la stessa data del 25 dicembre come nascita di Gesù non era festeggiata all’epoca come lo è oggi, dato che l’autentica festa natalizia era considerata l’Epifania. La prima Befana fascista del 6 gennaio 1928 aveva un successo superiore ad ogni aspettativa dello stesso leader romagnolo, che ne decretava da allora la riproposizione annuale, in un continuo crescendo di partecipazione e di mobilitazione popolare che vedeva al centro le organizzazioni femminili che fiancheggiavano il Regime. Se nel 1930 i pacchi dono distribuiti superarono i 600 000, nel 1934 toccarono una cifra superiore ai 2 milioni. Tutto questo presupponeva una macchina organizzativa assai capillare, in grado di raccogliere, suddividere, confezionare e distribuire le donazioni. Ciò evidentemente fu altro motivo di attrito tra il Nazionalismo neo-garibaldino e neo-risorgimentale, che in definitiva voleva costituire la sostanza della dottrina mussoliniana, e la strategia temporalista e guelfa della chiesa cattolica, che non poteva evidentemente gradire che l’Epifania prendesse il posto del tradizionale 25 dicembre. Non a caso, anni dopo, Giulio Andreotti, fedele esecutore della strategia teocratica vaticana, abolirà addirittura l’Epifania. Fa anche riflettere il fatto che le milizie del regime fascista sorvegliassero con costanza affinchè le celebrazioni del san Silvestro fossero sotto tono, concentrando tutto il ciclo di festività proprio sul rito celebrativo dell’Epifania; non è da escludere che anche questo elemento vada integrato nella cosiddetta Etica Zoofila mussoliniana, dato che i tradizionali fuochi erano sostanzialmente vietati, al loro posto vi infatti era spazio per il rito caratterizzato dal lancio di vecchi oggetti dalla finestra. In conclusione va comunque detto che la politica “Animalista”neo-francescana di Mussolini, come quella “Ecologista” del resto, non possono essere considerate forme di umanitarismo o di ecumenismo o precorittrici dell’Anarchismo Libertario dei nostri giorni,  ma sarebbero inconcepibili al di fuori di quel retroterra Nazionalista, Antimarxista ma Populista e Socialista (chiamato all’epoca Umanesimo Nazionale) che generò il fascismo (N, GM).

BIBLIOGRAFIA

GG= G.Guazzaloca, “Primo: non maltrattare”, Laterza 2018.

ND= W. Hardenberg, R. Biasillo, M. Armiero, La natura del Duce, Einaudi Storia 2022.

LAAS= “La Protezione degli Animali e il suo Fondatore”, in “L’Adriatico della Sera”, 23-9-1938.

CR= G. Cibulli, “Relazione morale e e finanziaria dell’anno 1930”, Cappelli, Bologna 1931. 

PZ= “La Propaganda Zoofila nelle Scuole”, in “Le Ultime Notizie”, 17-3-1938.

N, GM= E. Nolte, “Il Giovane Mussolini. Marx e Nietzsche in Mussolini Socialista”, SUGARCO 1996.