Di Simone Raffaele
Crisi esistenziale
Oggigiorno siamo abituati a vedere persone che si sono arrese alla vita, stanche di dover lottare contro il vuoto interiore, un burrone il quale non riesce a chiudersi nemmeno con lo stile di vita consumistico occidentale. Le cause che hanno reso questo fenomeno comune sono molteplici, eppure, come facciamo al nostro solito, tendiamo a semplificare il tutto: c’è chi dà la colpa alla crisi spirituale delle persone, puntualizzando che i fedeli stanno diminuendo ogni giorno sempre di più; c’è chi dà la colpa al sistema capitalistico, che ha reso l’individualismo un dogma sociale; c’è chi ancora dà la colpa a fattori politico-culturali legati alle conseguenze della rivoluzione francese, e così via.
Ma se, in verità, vi fosse semplicemente una crisi esistenziale collettiva? Tutti gli esempi fatti poc’anzi, infatti, non sono altro che conseguenze delle azioni che l’uomo ha compiuto negli ultimi secoli, tra cui la scoperta scientifica e tecnologica che sembra non avere alcuna fine. È pertanto opportuno dire che tali azioni non siano state necessariamente “sbagliate”, ma soltanto necessarie e, ad ogni modo, inevitabili. In tale progresso scientifico e culturale, la nostra visione del mondo è mutata nel tempo, ma, almeno prima dall’arrivo dell’età contemporanea, essa aveva come fondamenta le virtù che da sempre hanno caratterizzato le più grandi civiltà del passato: eroismo, coraggio, forza, temperanza e nobiltà d’animo.
Nella nostra età si è creata un’anomalia vera e propria dello Spirito, qualcosa che non si poteva profetizzare in alcun modo. Se è vero che il materialismo – ovvero l’attaccamento alla materia – sia esistito da sempre, non si è mai visto nella storia dell’umanità un sistema completamente fondato su tale principio. Dal puro spirito materialistico della civiltà contemporanea è dunque nato ciò che potremmo chiamare progressismo, ovvero la fede nel progresso della moralità umana, basata su concetti decadenti come la cieca tolleranza, la promozione della debolezza, la normalizzazione dell’anormale, e così via.
La crisi attuale, quindi, non è scaturita da una sola realtà (perdita di fede, consumismo, capitalismo, pigrizia mentale ecc.), ma dall’esistenza dell’uomo moderno stesso. Il mondo in cui vive è grigio, cupo, privo di alcuna virtù e spiritualmente svuotato, come la sua anima. Ed è così che le antiche tradizioni vengono meno per dar spazio alle nuove abitudini mondane.
Confusione spirituale
Cerchiamo di dare un contesto alla crisi partendo da un esempio: se l’Europa del Medioevo aveva come punto cardinale la fede, e quindi la verità cristiana dell’esistenza umana, nel corso della storia si è spostata verso un altro punto di riferimento, cioè il Denaro.
Tale cambio radicale di visione del mondo – prima devota a una dimensione totalmente scollegata con la realtà materiale, per poi passare all’attaccamento viscerale per la materia – ha confuso l’uomo europeo a tal punto da non avere più alcun riferimento da seguire. Così lo Spirito Europeo si perse nell’abisso spirituale che si andò a creare di conseguenza. Per uscire da questo purgatorio spirituale, alcuni cercarono di ripristinare l’antico ordine socio-culturale, fallendo miseramente nel tentativo. Altri cercarono nuove proposte, ma finirono per ricadere nella solita nostalgia di tempi perduti.
Andare oltre la crisi
Quindi oggi come potremmo mai uscirne, soprattutto dopo il consolidamento del modello materialistico nella nostra società? Semplicemente andando oltre la crisi. Il nostro obiettivo, difatti, non è ripristinare le ceneri del passato per costruirci sopra un nuovo passato, ma creare un presente che possa riecheggiare nel futuro, nell’eternità. La preservazione del fuoco dentro di noi è semplice manifestazione del nostro Spirito, oltre qualsiasi tipo di influenza temporale o materiale. Il nostro compito oggi è crearci il nostro avvenire e il nostro scopo d’esistenza qui e ora, senza andare a cercare altre dimensioni per sfuggire a questo tragico dono chiamato vita. Seguendo ciò che è la natura umana, e soprattutto la natura del nostro Popolo, scopriremo la via da percorrere per uscire da questa malinconia contemporanea, partendo innanzitutto da noi stessi.
Andare oltre non significa ignorare ciò che accade di fronte a sé, ma elevarsi dall’essere semplice uomo che subisce il tempo, per divenire l’Oltreuomo che plasma il tempo. La soluzione non è creare una verità basata sulla nostra visione del mondo (diventerebbe soggettiva, in quel caso), ma fondare la nostra visione del mondo in conformità con l’esistenza stessa. Io preferisco definire questo costante fluire di vita in una singola parola: Oltre.