Di Klaus M.
L’ex presidente Donald Trump, nonostante la rocambolesca e spericolata vicenda dell’insurrezione nazionale controrivoluzionaria del 6 gennaio 2021, è considerato nettamente favorito in vista delle storiche elezioni del novembre 2024: probabilmente le elezioni più importanti e determinanti della intera storia americana, visto che l’odierna Cina, data da tutti come antagonista agli USA, è certamente più forte e più all’avanguardia sia rispetto agli Imperi Centrali, sia alla Germania Nazionalsocialista del Führer e dei suoi generali neoprussiani, sia rispetto all’Unione Sovietica neoleninista. Abbiamo provato così a immaginare una futura presidenza con le stesse parole di Donald Trump, messe in corsivo nel testo che segue.
Il razzismo spirituale e biologico antibianco e anticristiano è il più grave problema dell’occidente?
Il primo punto che Trump vorrà affrontare se vincitore sarà quello che ha definito “il crimine di massa importato negli Stati Uniti”:
“Cosa sta succedendo a noi, con probabilmente 15 milioni e forse fino a 20 milioni (di ingressi illegali) quando Biden se ne sarà andato. Venti milioni di persone, molte delle quali provenienti dalle carceri, molte delle quali da istituti psichiatrici o molte delle quali agenti stranieri antiamericani”.
Trump sta dichiarando, nel corso della campagna elettorale e dei comizi, che gli USA non vogliono fare la fine della Gran Bretagna e della Francia, dove nelle strade dominerebbe il crimine e il malaffare. Secondo Trump, nel 2022 le persone senza documenti che vagavano nelle strade USA sarebbero state circa 12 milioni.
“Questi non sono civili. Queste sono persone che non si trovano legalmente nel nostro Paese”.
A tal fine, forte dell’immunità presidenziale, Trump ha detto che userà la Guardia Nazionale o l’Esercito. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca ha anche dichiarato, riguardo al tema, che il razzismo antibianco e anticristiano è il più grave problema spirituale e politico dell’intero Occidente.
“Non penso che sarebbe una cosa molto difficile da affrontare, francamente. Ma penso che le leggi siano molto ingiuste in questo momento. E l’istruzione è molto ingiusta e viene soffocata. Ma non credo che sarà affatto un grosso problema. Ma se guardi adesso, c’è assolutamente un pregiudizio contro i bianchi ed i cattolici e questo è un problema”.
In questa direzione Trump si è impegnato a cambiare lo stesso ordinamento giuridico che legittimerebbe la discriminazione etnica e morale “anticristiana e antibianca” e a sospendere immediatamente ogni futuro finanziamento alle scuole woke che veicolerebbero un messaggio di Sinistra Radicale o Estrema Sinistra Rivoluzionaria, il cui obiettivo sarebbe l’estinzione mediante violenza di massa degli Stati Uniti d’America, della cristianità e dell’intero Occidente, colpevole di aver abusato nel passato di crimini razziali, schiavismo, intolleranza religiosa e bombardamenti di massa colonialisti o neocolonialisti.
Trump ha più volte definito il Movimento Antifascista globale “simbolo di odio, violenza, colonialismo al contrario”. Negli ultimi giorni della presidenza Trump (2020), l’ideologia antifascista e il Movimento Antifascista furono sul punto di essere messi al bando negli USA come strumenti “di terrore di massa, razzista, socialista e anarchico, anticristiano e antioccidentale”. Nel febbraio 2023 frazioni trumpiane hanno fatto approvare dalla Camera dei rappresentanti USA la risoluzione secondo cui gli ideologi socialisti o anche socialdemocratici si sarebbero macchiati dei peggiori crimini della storia contemporanea e hanno inaugurato a 100 metri dalla Casa Bianca “il Museo dell’Anticomunismo e delle milioni e milioni di vittime del socialismo reale”.
A fine marzo 2024 DJT ha dichiarato, esibendo un “God Bless the USA Bible” di Lee Greenwood, un libro che combina la versione di King James con la Costituzione degli Stati Uniti e la Dichiarazione di Indipendenza, che il Nuovo Testamento e la parola di Cristo dovrebbero essere il nuovo fondamento di una religione americana, che superi la tradizionale religione civile americana che ha condotto alla dissoluzione morale e spirituale del cosiddetto “sogno americano”. Citando passaggi evangelici, ha sostenuto che l’America dovrà tornare religiosa, cristiana e tradizionalista e dovrà imparare di nuovo a pregare, altrimenti sarà sconfitta e non avrà più motivo di vivere (cfr. https://www.youtube.com/watch?v=noezEB6BKno). I critici della sinistra radicale hanno immediatamente accusato DJT di “nazionalismo teologico cristiano” – come del resto fanno gli ideologi di Davos – e di voler cancellare quelle che loro considerano le grandi conquiste Rivoluzionarie del laicismo giacobino-illuminista d’occidente.
Il Dipartimento di Giustizia, la restaurazione della democrazia americana e i “Patrioti J6”
Donald Trump, cancellando con poche parole e con rapidi pensieri decenni di storia americana – dalla “guerra fredda” alle guerre islamofobiche di sionisti e neocons che con Bush II e con la coppia Obama-Biden, secondo l’ONU, hanno provocato in 20 anni ben 5 milioni di morti e 38 milioni di sfollati – afferma che il vero ramo strategico della Sicurezza Nazionale sarebbe il Dipartimento di Giustizia, non quel Deep State cuore del potere di agenzie di sicurezza e spionaggio – come ad esempio CIA e FBI – che già in passato ha definito “covo di serpenti, covo di corrotti e di nemici del popolo americano”.
In proposito, il 27 aprile 2024 ha detto riferendosi alle future elezioni, che:
“Vinceremo… ma sai, se non vinceremo sai, dipende… Dipende dall’equità dell’elezioni… Ma Vinceremo… Vinceremo, non penso che saranno in grado di fare gli enormi brogli che hanno fatto l’ultima volta…”
Trump ha salutato più volte, nel corso dei comizi di questi tempi, gli esponenti del Movimento “nazionale cristiano” o conservatore radicale che si trovano in stato di detenzione a causa dell’assalto del 6 gennaio 2021. Li chiama, con una certa fierezza, “i miei Patrioti J6” e ha promesso di graziare in blocco i quasi mille detenuti politici qualora sarà di nuovo il presidente degli Stati Uniti d’America.
È un dato di fatto che con l’ingresso in politica di Trump la violenza politica interna agli Stati Uniti sia esponenzialmente cresciuta, ma è un altro dato di fatto (ancora più grave, se vogliamo) che dal 2001 al 2016 i neocons e i sionisti hanno sostanzialmente usato la “democrazia americana” – svuotata proprio della sua virtù repubblicana e trasformata, con lo stato d’emergenza permanente del Patriot Act, in una sorta di monarchia dinastica o neosovietica ad uso di CIA, FBI e PENTAGONO – per esportare il “terrore democratico” in tutto il mondo (Guantanamo e le carceri segrete della CIA in tutta Europa lo hanno mostrato) e per silenziare ogni voce interna di dissenso Democratico e Nazionale.
Trump, pur con metodi non del tutto condivisibili, ha finito per rimettere comunque in moto quella che egli stesso considera la sostanza jacksoniana della tradizionale democrazia repubblicana “nazionalista-popolare” statunitense. Non ci fosse stata la tempesta Trump, non avremmo oggi le rivolte nelle Università americane, ma avremmo ancora la passiva e vile acquiescenza ai crimini sionisti e occidentali contro i civili che vedemmo negli USA e nell’occidente intero nel corso degli anni che andavano dal 2001 al 2016.
È fuori discussione che una futura amministrazione punirà severamente l’incendio di bandiere americane, crocifissi o simbologie sataniste, così care a Sinistra e Democratici. Il grande Tocqueville identificava la personificazione della vita politica democratica degli States con il jacksonismo; dopo gli anni oscuri degli USA, che partono dal tragico, catastrofico e fanatico Wilsonismo ed arrivano al Nuovo Ordine Mondiale di neocons e sionisti – con il temporaneo intermezzo semi-isolazionista di Nixon – la visione politica e sociale di Trump intende restaurare la Real America dei valori autenticamente democratici, cristiani conservatori, nazionali. Al tempo stesso, Trump reclama il Dipartimento di Giustizia anche per premiare e tutelare il lavoro e la piccola e media Proprietà (che per Trump sarebbe sacra) degli Stati Uniti contro gli ingressi mercantilistici esterni. La sfida di Trump è dunque epocale: è America First cristiana contro l’americanismo acristiano o anticristiano.
Cina e Israele
Trump, nel cui mandato presidenziale non si svolsero guerre né aperture di nuovi fronti, ha promesso di mettere fine ai conflitti che gli straussiani e neocons Democratici, appena insediati dal 2021, hanno propiziato o scatenato. Trump vuole arrestare il primato mondiale di Pechino ma senza guerra né conflitti militari, bensì con azione diplomatica, culturale ed economica: riportando al centro i valori cristiani, conservatori radicali e “nazionali” dell’Occidente.
L’intenzione di Trump di rimodellare le relazioni americane con l’estero dovrebbe essere altrettanto consequenziale; Trump adotta un approccio molto transnazionale alle relazioni internazionali rispetto ai suoi predecessori, avendo espresso apprezzamento per leader “autoritari” come il presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro ungherese Viktor Orbán o l’ex presidente Jair Bolsonaro. I tradizionali alleati americani sono rimasti inorriditi quando Trump ha recentemente affermato in un comitato elettorale “che la Russia potrà fare quel che diavolo vuole di un paese NATO che non spende il dovuto per la difesa collettiva”.
Trump da sempre afferma che la NATO porterebbe via agli USA risorse ed energie strategiche. In tal senso a Trump, con tutto il suo isolazionismo e “antimperialismo strategico”, interessa quasi esclusivamente il fronte asiatico. Trump è infatti meno criptico sugli attuali dispiegamenti delle truppe statunitensi in Asia. Per quanto non escluda l’ipotesi di ritirare gli stessi circa 40 mila soldati statunitensi che si trovano in Sud Corea, il suo isolazionismo non esclude a priori l’ipotesi di eventuali azioni di difesa in quella regione del pianeta.
L’ex presidente americano ha una particolare ammirazione per una società tradizionalista e conservatrice come quella giapponese, e punta perciò ad una sorta di partnership strategica con Tokyo. Nel corso dei giri nei comitati elettorali ha annunciato di essere pronto a concedere ai giapponesi ciò che nessuno ha mai fatto; cosa intendesse non lo ha però specificato. Semaforo verde a un Giappone nucleare?
Infine, per quanto concerne Israele – punto critico – Trump ha dichiarato in più casi in questi ultimi anni, dopo l’immediato riconoscimento da parte di Israele del presidente Biden nel corso delle dubbie elezioni, di essersi pentito di esser stato così ben disposto verso i sionisti tra il 2016 e il 2020. Subito dopo l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre 2023, ad appena cinque giorni di distanza, il 12 ottobre Trump ha infatti dichiarato che nell’intero Medio Oriente la dirigenza del libanese Hezbollah (Partito di Dio), radicalmente antisionista, è “l’unica forza di parola e leale in quella regione”. O ancora: “l’Hezbollah è molto molto intelligente”. In più casi ha accomunato iraniani e israeliani, per quanto antagonisti, nel fatto di “non avere una sola parola ma di essere doppi…”, finendo addirittura per far capire di esser stato ingannato nel corso dell’omicidio del generale Soleimani, del quale non era probabilmente a conoscenza e da cui doveva scaturire una vera e propria guerra mondiale che egli avrebbe provvidenzialmente risolto grazie alla mediazione con la leadership religiosa iraniana.
Mary Trump, nipote di Donald, ha affermato nel corso della trasmissione The Dean Obeidallah Show che DJT non avrebbe alcuna simpatia per l’ebraismo né per gli ebrei – anzi, il contrario – e che il sionista Jared Kushner sarebbe il responsabile del raid di agenti armati del Bureau contro la residenza floridiana di Trump nell’estate ’22; mai nella storia americana si era veduta una forza armata fare irruzione nella casa di un ex presidente. Il 24 aprile 2024 Trump ha dichiarato di “odiare Israele” per i crimini contro innocenti e civili che sarebbe solito commettere. Infine il 1 maggio 2024, quando la Camera ha approvato l’Antisemitism Awareness Act, Marjorie Taylor Greene, facendosi interprete della visione dell’estrema destra Controrivoluzionaria trumpiana (maggioritaria alla base del partito repubblicano e ben influente anche ai vertici), afferma che tale legge democratica sarebbe antidemocratica e potrebbe ben essere utilizzata “per perseguire i cristiani che ‘credono nel Vangelo’ e sostengono che gli ebrei abbiano ucciso Gesù Cristo”.
Conclusioni
Nella sua opera fondamentale sul capitalismo, Werner Sombart aveva scritto quale parola d’ordine di quel sistema economico: “Fiat productio, pereat homo”. La civiltà della produzione valorizza l’uomo essenzialmente quale inventore di congegni e produttore di nuove merci. La mancanza di ogni attenzione al singolo lavoratore aveva caratterizzato le forme più brutali di macchinismo capitalista e, per reazione, provennero proprio dagli USA studi psicologici di attenzione alle “relazioni umane dell’industria” tra singoli lavoratori. I manager si resero conto che il comportamento umano era decisivo ai fini della produzione e del benessere aziendale, per cui era un errore strategico trascurare le ansie, le paure, i desideri dei singoli lavoratori e si diffondevano così, nella stessa vita aziendale, i consultori di speciali per ogni singolo lavoratore, incentivando un cameratismo di corpo che se non raggiungerà i livelli di quello nipponico con l’alza bandiera patriottico quotidiano, avrebbe comunque ottenuto notevoli successi psicologici.
Analisti di scuola marxista eretica e antistalinista finirono per questo nel vedere nel sovietismo, nel fascismo e nello stesso fordismo americano tre forme di collettivismo burocratico modernizzatore e post-capitalista, diverse solo nell’apparenza esteriore ma identiche nella sostanza. Gli Stati Uniti si imposero sul resto del mondo economicamente, grazie al fordismo, alla produzione su larga scala e all’efficienza di fabbrica fordista ma non seppero in effetti creare un impero universale di base politica e religiosa; infatti, subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica la sostanza del tanto celebrato impero americano si diluiva giorno dopo giorno in Disordine mondiale.
Il discorso sui veri pianificatori dell’11/09 è al riguardo significativo. Se la CIA – come sostiene la letteratura cospirazionista – avesse già avuto bisogno, nei primissimi anni del secolo nascente, di lasciar passare una simile operazione di guerra nel proprio territorio, ciò sarebbe la chiara dimostrazione che il celebrato impero americanista era già sul punto di sgretolarsi.
La critica interna del “nazionalismo cristiano” di Trump all’imperialismo americano è dunque assolutamente corretta. È però errata la critica livellatrice e indistinta che Trump fa alla storia politica americana dell’ultimo secolo, anti-jacksoniano, come se vi fosse tutto da buttare e da resettare. Se è vero che le due guerre mondiali in cui il Deep State mandò a morire i “figli dell’America” per la gloria personale dei vari Churchill, De Gaulle, Stalin, o ancora quelle “contro il terrore” in cui soldati americani andarono a morire per la gloria israeliana nel Vicino Oriente, sono pagine assai equivoche di storia interna, è però anche vero che ad altre logiche si ispirò la guerra di resistenza nazionale nel Vietnam, che originò dall’ideologia isolazionista e cristiana (decisamente anti-wilsoniana e neo-jacksoniana) dei vari McCarthy, MacArthur, traendo ispirazione proprio dalla logica di guerra controrivoluzionaria del gen. Westmoreland. E non è affatto un caso che la lobby sionista americana (e lo stesso Israele) sostennero di fatto il Vietnam del Nord contro gli USA, come mostra il recente dettagliato studio di Judith Klinghoffer dedicato alla questione; anche in seguito all’operazione Kissinger, di alleanza strategica tra USA e Israele, nella guerra delle Malvinas (1982) troveremo di nuovo Israele al fianco dell’Unione Sovietica e della dittatura militare argentina, contro gli USA; e lo stesso si potrebbe dire riguardo al conflitto sovietico-afghano (1979-89).
Oggi, chiaramente, se da un lato Israele pretende con ogni mezzo la cieca fedeltà americana all’operazione Kissinger, nonostante la recente morte del fondatore di tale dottrina, dall’altro non esita a stabilire relazioni strategiche con la Repubblica popolare cinese, a cui ha affidato la tutela di porti marittimi assai di rilievo come Haifa e Ashdod. Di conseguenza, occorre pensare che la sfida strategica cristiana e controrivoluzionaria di America First sarà destinata a una impasse, qualora non chiarisca definitivamente la questione con la lobby sionista americana, certamente non cristiana, anzi si potrebbe pur dire anticristiana, come ha giustamente specificato la trumpiana Taylor Greene.