Di Ludovico Feola
Il Katechon (o/τò κατ_χων) è una forza ed una figura espressa da San Paolo di Tarso nella seconda lettera ai Tessalonicesi, con il quale sostiene che tale forza/figura si manifesti nell’eone cristiana nel trattenere e respingere temporaneamente la figura dell’anti-cristo prima della seconda venuta di Cristo; erroneamente indicato, l’Antikeimenos non è diretto nemico di Dio, ma si configura invece come un potere di smarrimento che opera nell’esistenza dell’Uomo, prima della Parusia, come si nota anche dalla sua interpretazione etimologica.
Il Katechon è diametralmente traducibile in “cio che trattiene/colui che trattiene” o “tenere giù/tenere sotto”. Quest’ultima interpretazione data da Carl Schmitt, pertanto, la forza katechonica in una concezione di prassi, sia politica che metafisica, si esprime come una capacità di dominio per “rallentare” la forza del’anti-cristo (l’Antikeimenos).
La problematica che gravita intorno al Katechon è la sua ipotetica incompatibilità con l’attesa storica cristiana, per via della sua contrapposizione alla Parusia, come può un potere o una figura voluta da Dio contrastare la rilevazione e la seconda venuta di Cristo?
La prassi politica spirituale del Katechon si trova nel suo agire; il comprendere l’apocalisse non crea antinomia con il Katechon, anzi, la forza katechonica deve comunque, ed in ogni caso, trattenere e dominare le forze che si contrappongono ad essa fino alla stessa apocalisse, quindi per tutta la durata dell’eone cristiana.
La sua essenza si ritrova nel martirio, è antitetico ad un fatalismo e ad un accelerazionismo, ma sopratutto si pone agli antipodi della ricerca di una utopia, e chi cerca, sempre secondo la lettera, di nascondere il sorgere del mistero dell’anomia, la quale è il maggiore dei peccati, sicché annienta la Storia, l’attesa e l’arco della storia tra la risurrezione e la seconda venuta di Cristo.
Il potere katechonico si manifesta nell’extrema ratio in un martirio, finchè la storia non si concluderà. Ogni sforzo nel bloccare e fermare l’avvento dell’anti-cristo prima, e di satana dopo, è nella sua ontologia inefficace, si può solo che rallentare, dominare temporaneamente il male e la forza di smarrimento (la quale, secondo molte interpretazioni, è mandata dalla terra da Dio) che attenaglia l’uomo.
Nell’uomo la forza katechonica si esprime nel libero arbitrio, fondamento di ogni istanza di potere e politica che opera nella prassi, sia collettiva che individuale la scelta di dominare determinate forze.
Per Carl Schmitt, il Katechon si pone come fondamento alla teologia politica e della politica stessa. Il giurista cattolico intuisce che il Katechon può essere richiamato dall’uomo per costituire modelli politici che si mettano in contrasto con quello che lui, seguendo l’orientamento dei suoi tempi, considerare come l’Antikeimenos,ovvero il nichilismo, l’annientamento di ogni percezione metafisica di Dio e la pretesa gnostica di creare un Dio ed una utopia per l’uomo; ma il limite sta nella sua espressione, giacché l’uomo trovandosi in un relativismo deve comunque esprimere la ricerca di sacralità, divenendo creatore, e facendo sgorgare dalla necessità metafisica il dio della tecnica, la quale si presta ad essere la forza di smarrimento, ove l’uomo tende al suo assogettamento, direttamente proporzionale alla sua progressiva indipendenza dall’Uomo.
L’escatologia storica (cristiana e non) si traduce nella progressiva tendenza entropica di muoversi da una condizione edenica ad una di Caos; pertanto l’Uomo o si presta nel dominare e tenere sotto dominio questo Caos che dilaga diventando martire katechonico, pronto a contrastare tali forze che smarriscono l’uomo e che lo rendono privo di libertà, o può arrendersi e divenentare tributario della tendenza storica preda del potere dell’anticristico.