Di: Franz Trinchera
La scomparsa di Roberto Calasso, intellettuale raffinatissimo e fondatore della Casa Editrice Adelphi, rappresenta un lutto gravissimo per migliaia di uomini e donne affamati di sapere. Intere generazioni ribelle ed eretiche si sono formate sui libri editati da Adelphi. Perché parlare di Calasso e di Adelphi è parlare della stessa cosa. La Casa Editrice Adelphi è sempre stata espressione della Weltaunschaang di Calasso, una visione maturata al tramonto ma che sotto la cenere ravvivava la brace della nuova Aurora. Una ricerca sconfinata, senza limiti, senza confini, perché era proprio l’assenza di questi a caratterizzare il pensiero di Calasso, un pensiero rivolto al superamento, tanto del tempo moderno tanto quanto e soprattutto di sé stessi.
Calasso ebbe il merito di pubblicare scrittori “eretici” in anni di gravissima inquisizione non solo politica ma anche e soprattutto intellettuale. Ed ecco così che tra le mani di una gioventù vorace di sapere e necessitante di un accrescimento culturale scevro dai limiti politici imposti dalla società settaria dell’Italia contemporanea iniziarono a venire sfogliati, nuovamente dopo decenni o secoli di torpore Nietzsche, Giordano Bruno, Goethe, Hölderlin, Croce, Gogol’, Keller, Kant, Platone, Machiavelli, Andrić, Sallustio, Nabokov, Kafka, Yeats, Schopenhauer, Flaiano, Nemirovskij, Sciascia, Campanella, Simenon, Confucio, Nonno di Panopoli, Arteud, Borges, Puskin, Hesse, Tolkien, Kierkegaard, Lukacs, Plutarco, Sgalambro ed ancor di più “eretici” come Cristina Campo, Emil Cioran, Ernst Jünger, Carl Schmitt, Knut Hamsun, Martin Heidegger, Konrad Lorenz, Thomas Mann, Fernando Pessoa, Mario Praz, Louis Ferdinand Celine. E poi l’immensa pubblicazione delle opere e degli epistolari dell’eretico par excellence Friedrich Nietzsche (iniziata nel 1964 e terminata nel 2011).
E ancora la ricerca di un sapere anche e soprattutto metafisico, spirituale, divino, mistico ed ancestrale, tanto d’Oriente quanto d’Occidente, con la pubblicazione della Biblioteca di Apollodoro, dell’Edda di Sturluson, del Bhagavadgita, di Gurdjieff, degli scritti dei Catari, del Kamasutra, di Simon Weil, di Meister Eckhardt, del Vijñanabhairava.
Ed è proprio questa ricerca del sapere universale a rispecchiarsi in ogni passo di Calasso, già prendere in mano un volume dell’Adelphi è entrare in contatto con tre realtà geografiche, culturali e cronologiche differenti: il nome Adelphi, parola del greco antico per definire i sodali, il logo dell’Adelphi pittogramma cinese della luna nuova e la gabbia grafica a cornice di ogni volume ideata da A. Beardsley, grafico e pittore della Londra Vittoriana.
Nelle righe precedenti tante volte si sono ripetute tre parole: Sapere, Universalismo ed Eresia. Perché in queste tanto violente quanto delicate espressioni si racchiude la concezione calassiana: il Sapere, come unico strumento per l’accrescimento dell’Uomo, per l’espansione della propria coscienza. L’Universalismo, perché il sapere, il classico o è universale o non è, Adelphi ha pubblicato tra di loro pensatori opposti per fazioni politiche, per decisioni storiche, per dottrina di fede, ma tutti giganti del pensiero, nella necessità hegeliana di raggiungere una sintesi tra lo scontro degli opposti, quella dialettica che vuole tesi e antitesi, universale ed individuale come matrice della verità assoluta. E poi Eresia, perché diciamocelo francamente, parlare in questo società post-ideologica e post-moderna, in questa società liquida per dirla alla Baumann, di sapere, universalismo, espansione dell’io attraverso la coscienza generata da conoscenza è la più estrema delle forme di eresia.
Questo è Roberto Calasso, che abbiamo voluto descrivere attraverso la sua missione editoriale più che attraverso i suoi lavori pregevoli, che consigliamo vivamente di leggere, compresi i suoi due ultimi libri, canto del cigno adornato di ricordi e riflessioni, ovvero Bobi e Memé Scianca.
Calasso è vissuto nel tramonto, ma attraverso Adelphi ci ha lasciato fari luminosi, fatti di carta ed inchiostro, per superare il tramonto, sopravvivere alla notte e veder sorgere l’Aurora.