Per una lettura di La Rochelle
Di: Francesco Subiaco
Decadente e vitalista, Pierre Drieu La Rochelle è uno dei personaggi più interessanti della letteratura francese del novecento. Fratello separato di Francis Scott Fitzgerald, un Gatsby europeo privo di vile e traffici occulti, malato dei decadenza e vita soffocata. Autore di romanzi che rappresentano temperamenti, anime del secolo, con i suoi borghesi di provincia, impotenti e e in cenere, alfieri di un mondo superato di cui restano i relitti viventi che esitano nello spegnersi come candele appassite. Con le sue donne prive di fisicità che caricava di sogni e ambizioni, catturate ma già conquistate, che rappresentano più che dei volti, delle atmosfere, delle sensazioni, degli stati d’animo. Perché Drieu la Rochelle più di ogni altro ha saputo gelidamente incastonare nelle sue pagine, protagonista ideale della Francia tra le due guerre. Un protagonista complesso e dannato, disincantato ed illuso, originale nella sua complessità, nelle sue contraddizioni. Una complessità che viene analizzata e mostrata in tutte le sue sfaccettature nel saggio “Pierre Drieu La Rochelle” di Pol Vandromme(OAKS EDITORE). Vandromme, maestro occulto della Francia segreta e dannata, nei suoi saggi ha dato voce ad artisti all’epoca proibiti, che sopite le passioni e gli odi politici vengono riscoperti nella loro grandezza immortale, come Celine (da poco pubblicato da ITALIA STORICA) o Rebatet. Nella sua monografia su Drieu Vandromme mostra il ritratto di un giovane solitario e decadente che vive in un secolo in cui tutto muore senza vittimismi ed autocompiacimenti. Alla maniera di Baudelaire, riesce a far convivere un mondo morente appassito con il disperato vitalismo della giovinezza. Giovinezza a cui cercherà di rimanere fedele fino al suo suicidio. Raccontando in Interrogation e La commedia di Charleroi il dramma della prima guerra mondiale, vista senza lacrime e fanatismi, mostrando la solidarietà dei soldati, la dignità e il coraggio, la paura e la fragilità dell’uomo di fronte alla morte. Una fragilità che si scontra con la forza cieca della tecnica, che insieme alla mobilitazione nazionale hanno distrutto l’eroismo e l’individualità del soldato. Uccidendo più che la sofferenza la cavalleria. Una critica al “grigio diluvio”della società borghese che è ritratta con fredda ironia(Drieu si considerava infatti un autore satirico)in Gilles. In Gilles, forse il miglior lavoro dello scrittore collaborazionista, si mostra il volto sconvolto e disfatto di una società che cambia. Il passaggio da una Francia borghese, tra le piccole cose di cattivo gusto e la solidità della vita di provincia, ad un’altra senza legami e senza tradizione, svuotata di slanci vitali, che si crogiola nell’avidità, nella concezione cupa e materiale di una vita senza slanci e senza sogni. Sogni a cui si affidano sia Drieu che Gilles, inseguendo le chimere della militanza politica, e che lo lasceranno colmo di amarezze. Dalla creazione di una società del lavoro e delle virtù eroiche, passando per il sogno dell’Europa unita, le delusioni di Drieu se ne andranno con lui, dopo l’evidenza della reale natura della guerra, gli esiti e i volti di tali ideologie. Andandosene con un patria mai nata più per onore che per fanatismo. Rimanendo fedele ad un ideale di giovinezza e di se restando fedele alla propria solitudine, alla propria fragilità, che ha cercato di coprire di euforia, donne e utopie. A tali simulacri si affiderà la sua letteratura, mostrando un’epoca vile e rassegnata. L’epoca della pace, del languore, della tecnica, delle reazioni all’immobilismo. Poiché come sottolinea Vandromme:”scoprì le chiavi del suo universo personale, un mondo intero di apparenze e di fantasmi lanciati nel vuoto, il vuoto dell’intelligenza e dell’energia”. Nella vita di questo scrittore che si è trovato davanti alle porte della decadenza, si possono ritrovare atmosfere suggestive e frasi affascinanti, ma si ritrova soprattutto l’inquietudine di un uomo che si confronta con una epoca presuntuosa e morente. Attualissima nelle sue mancanze, nei suoi vizi, che però è capace di produrre una letteratura inattuale per il lettore odierno. Inattuale in quanto mostra tutto quello che cerchiamo di ignorare, tutto quello che vogliamo non capire. Una lettura per questo necessaria