Di: Cristina Gregori
A FRANCO BATTIATO
Chi è un artista? Qualcuno risponderebbe che è un vate del sublime, il mezzo principe scelto per diffondere la bellezza sulla terra, un eletto dalla grande anima. Qualcun altro direbbe che è semplicemente un uomo, forse non dissimile da un artigiano, dotato di un innato talento e armato di tanta pazienza.
Chi scrive non sa quale sia la giusta risposta alla domanda posta e probabilmente non ha considerato tutte le possibili e alternative definizioni, ammesso che ne esista una abbastanza esauriente. Una cosa di cui si è sicuri però è che, qualunque cosa sia un artista, Franco Battiato lo è certamente stato e su questo non v’è dubbio.
Se nell’ultimo secolo esiste l’esempio di una vita consacrata interamente alla bellezza e alla Ricerca (volutamente con la “R” maiuscola) questo lo dobbiamo a lui, che ha immolato ogni giorno della sua esistenza allo studio dell’anima umana, alla poesia, all’arte.
Battiato è la prova di colui che è riuscito a prendere in mano una vita e a farne un capolavoro messo a disposizione del mondo. La sua musica e i suoi testi sono un lascito spirituale, artistico e filosofico che può essere paragonato solo ai più grandi capolavori letterari rimasti immortali nel fiume del tempo, in quanto sono e saranno sempre attuali e non cadranno mai nella categoria di “vecchio”. Battiato non potrà mai essere definito un artista “superato” perché lui i tempi li ha sempre precorsi. E’ stato uno dei primi (probabilmente l’unico) a prendere incredibilmente coscienza in tempi allora non sospetti, quasi come un profeta, dell’imminente caduta e imbarbarimento socio-culturale sempre più incalzante nel nuovo secolo (basti pensare al testo di “Shock in my town”). Lui stesso parlava della sua musica come “apocalittica” impregnata del dramma di chi vede l’imminente inizio di una nuova civiltà, sicuramente più evoluta nei mezzi ma non nell’anima e nel pensiero. Ancora non era giunta l’epoca dei social network e dello squallido e dilagante narcisismo odierno ma Battiato già denunciava con una tagliente ironia una società di morti viventi o, come diceva lui, di dormienti, che non si accorgono nemmeno di avere un corpo e che vivono rimuginando senza sosta ma senza pensare veramente, totalmente ignoranti della propria anima, accecati dal luccichio delle sempre più superficiali mode e ipnotizzati dalla banale immondizia artistica e culturale propinatagli dagli “idioti dell’orrore” (magistrale citazione da “Bandiera Bianca”). E’ per trasmettere l’importanza del vivere come esseri umani, fatti di un corpo terreno e di un’anima trascendente, che molte sue canzoni parlano del risveglio spirituale (perché “degna è la vita di colui che è sveglio”), della meditazione (che lui stesso praticava essendo vicino alla religione sufista) e celebrano i più alti e sublimi sentimenti umani. Difatti credo che nessuno possa negare che “La Cura” (senza nulla togliere a “E ti vengo a cercare” o a tanti altri capolavori) sia la massima espressione in musica e parole di ciò che universalmente è l’amore in senso assoluto: cura e protezione dell’altro fino alla totale abnegazione di se stessi, condivisione e comprensione. Stupisce pensare che la più bella canzone d’amore mai stata fatta, l’abbia creata un uomo che ha pagato con la solitudine il prezzo di essersi spinto spiritualmente e intellettivamente troppo avanti e, per questo, non si è mai accompagnato o sposato.
Ma Battiato non è stato solo un incredibile visionario dei nostri giorni o un filosofo dell’anima, è stato anche un poeta, un pittore di quadri musicali. Ascoltare “Prospettiva Nevskij” (aspramente criticata da taluni a causa di alcune “imprecisioni”) significa trovarsi, sentirsi in Russia e camminare per San Pietroburgo insieme a Stravinskij sospinti dal freddo vento del nord, riflettendo sulla difficoltà di trovare nuovi inizi nei finali di vecchie storie, cioè di “trovare l’alba dentro l’imbrunire”.
Sconfinata cultura e meditazione dunque costituiscono il cocktail esplosivo che ha creato un maestro come Battiato, capace di inserire nell’album di musica pop “Come un cammello in una grondaia” brani di musica classica (dei lieder nello specifico, ovvero composizioni per voce e pianoforte molto diffuse nel tardo Settecento e Ottocento) come, per esempio, “Plaisir d’amour”, forse il più famoso.
Un personaggio estremamente eclettico in una società arida eccessivamente e ossessivamente specializzata su tutto, tanto da aver perso la visione di insieme degli eventi. Come tale non poteva che avere una visione ampia anche del genere umano, i cui esponenti di mente libera, spirito elevato e cuore onesto erano da lui amati davvero, indipendentemente dall’estrazione sociale o dai titoli di studi (lui stesso si definiva un “proletario dello spirito”). A riprova del suo amore per le grandi personalità, come omaggio ad altri grandissimi artisti, Battiato fece uscire “Fleurs” per ricordare De Andrè, allora recentemente scomparso, Charles Aznavour e Sergio Endrigo (allora quasi del tutto dimenticato).
Battiato non aveva paura della morte. La vita per lui era parte di un percorso più ampio che noi uomini, come viaggiatori, dobbiamo affrontare nel migliore dei modi, liberandoci dai fantasmi delle paure e dalle pesantezze del nostro ego, per ricongiungerci alla nostra natura divina e, una volta divenuti liberi, tornare a casa. Siamo solo “Di passaggio” e non dobbiamo farne un dramma, dobbiamo pensare semplicemente a vivere, goderci questo viaggio con leggerezza (ma non stupidità) ed essere liberi, relativizzando questo più o meno breve stralcio di vita che ci viene dato. Dobbiamo diventare saggi e nutrire il Bene perché il Male è sempre sterile e arida è la via dell’Inferno.
Questo può essere definito in poche e veloci parole il suo testamento.
Franco Battiato è un’esperienza sensoriale e come tale, per comprenderla, va vissuta attraverso l’ascolto attento dei testi e delle musiche, lasciandosi trasportare dalla voce espressiva e a tratti dolcemente sussurrata del Maestro, la cui musica arriva sempre con delicatezza, bussando alla porta del cuore delle persone, senza irruenza e invadenza.
Oggi, 18 maggio 2021, il Maestro è andato via ma la sua eredità rimarrà a guidare chi, come lui, cerca una risposta e una casa a cui tornare.
“In silenzio soffro i danni del tempo
Le aquile non volano a stormi
Vivo il rimpianto della via smarrita
Nell’incerto cammino del ritorno
Seguo la guida degli antichi saggi
Mi affido al cuore ed attraverso il male”
Franco Battiato, Le aquile non volano a stormi