di Eulalia Cambria
Stefano De Sando è la voce italiana di Robert De Niro dal 2001. Tra i personaggi che ha doppiato ci sono i protagonisti di celebri serie televisive come Breaking Bad e I Soprano. A sorpresa lo incontriamo a Perugia durante la chiusura della campagna per le elezioni regionali in Umbria del Partito Comunista. Parliamo di politica, ma anche del mestiere del doppiatore in Italia e di Irishman, il nuovo film con De Niro diretto da Martin Scorsese in uscita nei cinema a novembre.
Ci racconta come è diventato doppiatore? Quando ha iniziato?
“Dopo tanti anni di teatro mi sono appassionato anche al cinema e al modo di rielaborare i film per adattarli al nostro pubblico. Da bambino mia madre mi dava pochi soldi e io potevo vedere un solo film al mese la sera. A quel punto scappavo di casa e andavo nelle arene estive dove c’erano i film che non riuscivo a vedere. Non avendo la possibilità di vederne tanti, ne sentivo tanti. Dietro le siepi di quelle arene, in mezzo all’aria calda, alle zanzare e alle cicale, mi sono innamorato delle voci del doppiaggio italiano”.
In Italia si dice che ci sia la migliore scuola di doppiaggio al mondo. Per quale ragione siamo considerati i più bravi?
“Il mondo è anglofono, ma da un po’ di tempo si stanno avvicinando al doppiaggio altri paesi come la Germania e la Francia. Noi siamo i più bravi perché siamo stati i primi a farlo e oggi siamo gli unici che lo fanno bene da tanti anni”.
Quali sono state le difficoltà maggiori che ha incontrato nel prestare la sua voce a Robert De Niro all’interno di un film?
“La bravura di De Niro fa tremare i polsi. Qualche volta ho avuto il timore di rovinare qualcosa. Fortunatamente ci sono bravi direttori del doppiaggio che con pazienza sono capaci di farti entrare nel personaggio. Per il resto basta osservare cosa fa lui e cercare di replicarlo. Difficoltà particolari non ce ne sono. Dalle urla ai sospiri, ormai affrontiamo di tutto.”
Ci sono altri attori e personaggi che si è divertito a doppiare?
“Ultimamente sono diventato molto popolare tra i giovani perché sono stato la voce di Bryan Cranston in Breaking Bad. E’ stato per me un grande onore potere doppiare anche il compianto James Gandolfini nella serie TV I Soprano. Sono rimasto molto amareggiato il giorno che è venuto a mancare. Mi trovavo a Roma e avevo la possibilità di incontrarlo proprio in quei giorni. In generale ho la fortuna di essere scelto per serie importanti e di interpretare tantissimi ruoli”.
So che sta per uscire un nuovo film sul caso del sindacalista Jimmy Hoffa (Irishman n.dr) con De Niro. Ce ne vuole parlare?
Scorsese secondo me ha fatto un capolavoro. Ritengo che Irishman sia paragonabile al Padrino per la bellezza del prodotto e per come viene percorsa in termini narrativi la malinconia di un uomo 86 enne, che è De Niro, che parla della sua epopea e della mafia italiana e irlandese. E’ un film dotato di struggente forza poetica. E’ stato difficile farlo perché si è dovuto lavorare su tre livelli. De Niro interpreta una persona anziana che racconta di sé quando aveva 56 e 36 anni. C’è stato quindi un lavoro di emotività sulla voce incredibile. La direzione del doppiaggio di Rodolfo Bianchi è stata ottima e mi auguro che il film ottenga una candidatura agli oscar”
Alcuni descrivono il vostro come un settore in crisi. Quale è a suo avviso la situazione dei doppiatori nel nostro paese?
“Tutti i comparti artistici sono in crisi in Italia. I grandi canali che sono sul mercato, da Amazon a Netflix, stanno portando occupazione, ma a condizioni difficili. Faccio un paragone sportivo: quando io ho iniziato il doppiaggio era un lavoro da maratoneti; oggi è un lavoro da centometristi. I tempi si sono incredibilmente accelerati e la tecnologia ci massacra. I ritmi sono faticosi e spesso lavoriamo nove ore di seguito”.
Perché alle regionali in Umbria sostiene il candidato del PC?
Ho sempre pensato che una sana voce comunista faccia bene a qualunque tipo di territorio e in particolare a una regione come l’Umbria che presenta un eccellente candidato alle elezioni. Voglio molto bene a Marco Rizzo che è un mio carissimo amico. Quando mi ha chiesto di intervenire a supporto di Rossano Rubicondi ho voluto portare alcune mie letture al comizio di chiusura”.