Alla Sala Pegasus di Spoleto è stato proiettato in lingua originale il remake di Suspiria, capolavoro di Dario argento, ad opera del regista Luca Guadagnino.
L’unico modo per affrontare un remake di Suspiria di Argento era rifarlo daccapo.
Francesco Alò, Il Messaggero
Nel suo ultimo progetto Luca Guadagnino decide di sconvolgere l’originale pellicola anni Settanta e presenta un film completamente diverso: al frenetico, psichedelico e martellante Suspiria di Dario Argento oppone un film più personale, più complesso e al contempo delicato.
Alla pellicola espressionista del 1977 Luca Guadagnino suggerisce allo spettatore una lettura interessata all’interiorità dei personaggi, che si concentra più sull’impressione che sull’espressione, volta ad un carattere che tende a rendere realista un tema che reale non appare come quello della stregoneria e delle discipline esoteriche.
La musica stessa, scritta e diretta da Thom Yorke (voce solista dei Radiohead), non investe e destabilizza lo spettatore come fa la colonna originale dei Goblin, ma sussurra (o meglio, sospira) nell’orecchio dello spettatore.
La fonte culturale comune delle pellicole va ricercata nel testo del 1845 Suspiria De Profundis dello scrittore inglese Thomas de Quincey (autore de Le confessioni di un mangiatore d’oppio). In questo romanzo gotico si vanno ad approfondire la mitologia, la numerologia e il paganesimo collegato al culto (di origine celtica) delle “Tre madri”, argomento principe della trilogia omonima di Dario argento costituita da Suspiria (1977), Inferno (1980) e La terza Madre (2007).
Un film, quello di Guadagnino, ben fatto e che, pur distaccandosi molto dall’originale, rimane molto fedele al leitmotiv originale, contribuendo ad una sostanziale evoluzione delle tematiche esposte dal Maestro del brivido.