Ciclo di N.
Azoto sei. Qualcosa che può esplodere da un momento all’altro. Ho bisogno di una metafora chimica per capire cosa provo quando ti guardo. Vorrei averti, vorrei volare perché la tua passioni mi esploda addosso. Vorrei viverti ogni giorno noncurante del tuo aspetto negativo, delle tue reazioni chimica, della paura che io ho nel poterti farti esplodere.
Lo so che mi scotterei, ma voglio te, anche se ti farei un gran male, facendoti esplodere tra le mie braccia.
SUON NETTO
Tu passi, ma non posso che guardarti;
recido, ma non del tutto la frase:
ministro mi mantengo della fase
fatta da illusioni e stracciati scarti.
La realtà, che mi boccia il pensarti
mi getta un crudele istinto di base
che rapace ama le tue gambe rase.
Mi fermo, mi blocco. Vorrei solo averti.
Ti scrivo e me ne pento. Più ti penso
più me ne pento e mi chiedo se ha senso
donarti la poesia, un suon netto,
distillato ufficiale del mio affetto.
Sai? Sarebbe molto importante per te,
ma anche per me: con un bacio, sarei re!
EASY
Tu, ogni tanto, mi pensi?
Magari solo per sbaglio, un maldestro
animale che forse ti ricorda
che esisto – un bambino
ti ride, ti assapora col desiderio
che non conosce – ma io
l’ho, e voglio anche mostrarti
che parole e poesia
perdono tempo e pace
per te che possederti più non posso.
ESTEMPORANEO
Sono molti passi
che penso a questo inizio.
È un pensiero estemporaneo
per te.
Per me, che non mi scordo
mai di pensarti e
contro ogni mio volere,
improvviso sempre
accenni d’amore,
al nostro amore
impossibile
MOON
Perdonami, ma voglio
raccontarti di come il cielo azzurro
m’abbia mostrato una
luna piena: candida
seducente, che, viva, anche il giorno sia
guida, la mia guida, di un desiderio
notturno. Le cammino incontro, mi
dice che la nostra notte sta accesa.
Non ci credo. La contemplo nei sogni.
Ha un occhio celeste, labbra
morbide. Un mistero da svelare
dentro. Corro. La voglio
arrivo. Sgrano gli occhi.
Un’illusione, non è lei. Sospiro.
Due nuvole l’accompagnano presso.
Non sei tu, lo so che amo il tuo riflesso!
Stasera non sei pronta.
La mia illusione ti fa eclisse!
Sospiro e sorrido e torno alle stelle.
N.
Forse c’è un problema alla radice. Una predisposizione nata sbagliata, dei valori sballati che già puntano in alto, superando criticamente i limiti della ragione; una stanza segreta nel mio cuore che non ha porte, che si apre a suo piacimento, si ingrandisce, imbandisce comizi d’amore che strappano tutte le attenzioni alla normale e civile mia predisposizione ad amare. Io amo superare. Amo convincermi di fare giusto nel torto, trovare un interstizio fortunato in un mare trascurato di sensazioni. Però in verità amo sbagliare. Mi credo sempre dalla parte della ragione e mi convinco, mi forzo a sbagliare. N. È molto più bella dentro di me che quando realmente la vedo. Un cerbiatto, una statua del Canova, una delle Grazie – bellezza immobile ed immortale – eppure così vitale da non trovare un equilibrio statico. Sbaglierei moltissimo a contaminare quella purezza con la mia essenza. Le rovinerei l’ecosistema con un turbine nuovo, imprevedibile di sensazioni, la tirerei giù in quel pozzo antivitale che è la gelosia, il possesso; la incarcererei ai miei tempi e alle mie illusioni che a tutti i suoi sforzi per me ne corrispondano uguali e della stessa misura per lei da parte mia. Quando incrocio il suo sguardo, nessuno dei due batte ciglia. Quando lei mi vede discinto, non mi fissa, si gira. Quando si rischia una vicinanza inconsueta, lei scatta via, profila una paura repressa di un qualcosa di incontrollabile. Una sensazione che sento di sprigionare da sempre, la stessa che è fonte del mio successo con le donne. Mi vorrebbero emulare, avere la mia stessa carica sessuale, la mia stessa aura: una calamita di improbabili voglie che hanno per sede l’ombelico. Sono un uomo senza confini, completamente sradicato dalle regole che seguo per mia volontà, non per costrizione. Una donna in me cerca il volo. Una donna in me è alla ricerca di cadere in un turbine di emozioni paurose, ma con la sicurezza che io le salverò. Un giorno finirà questa giostra di infiniti nomi, di strane e diverse sensazioni, di sapori diversi, di graffi e baci mentali; quel giorno una maledetta – chissà se sarà N. – si prenderà gioco di me ed io cadrò ancora a terra, bruciando tutto quello che c’è intorno.
DANTE E GEMMA
Ai poeti piace fare l’amore.
Han fatto quattro figli Dante e Gemma,
Ma lui li ha fatti tutti a occhi chiusi.
Lei disse:” guardami “, ma lui non c’era:
Contemplava fisso il suo Paradiso.
Corre voce che siamo assai diversi;
Che io non voglio commettere l’errore
Di non guardarla negli occhi, la voglio
Stringere con le mie unghie e con la mente
Fondere lì per sempre, stesso ritmo,
Battiti accelerati, bocche e baci
Per appoggiare questa penna, per te,
Per i nostri occhi, su, dammi la mano.
L’amore è più forte quando è incorrisposto. La scuola del furor d’amore e del possesso, la scuola del pensiero torpido e fosco, la scuola di quello stato di incapacità di aderire appieno alla realtà perché la vita ci sembra profondamente assurda, non si impara, si subisce. La scelta di un amore tranquillo senza alti e bassi, porta, subdolamente, alla follia. Conduce alla recondita scoperta di altri piaceri che le tentazioni di questo nuovo mondo sventagliano con sorrisi maliziosi. Mai scegliere un amore comodo: il demone voluttuoso vive velato in noi. E quando ci entra, quando ci scompensa, quando ci attira verso forme che sembrano negarci, la vita cambia. Chi nega, chi è indeciso, ha il coltello in mano; le ombre degli amanti negati che si proiettano sui muri, mostrano questo sadismo della negazione. Chi fugge l’amore richiesto schiaccia al muro l’altro, senza toccarlo. L’altro, poverello, spera solo in un minimo tocco, che sia pugno o carezza, ma che sia qualcosa.
Celebre Orfeo, oggi mi sento come
fossimo fratelli: non ti biasimo.
Mi vedo giù come te:
immerso nell’abisso
sebbene io sieda e conversi dal vivo
di cose e amori fugaci. Ma resto
cieco alle possibilità mondane.
Eppure, vorrei cedere all’istinto
chimico e svegliarmi e pescare ovunque
qualcosa che mi appaghi.
Ma se un viaggio ti cambia
diventano inutili certi svaghi.
Le monete di spirito non si hanno
e non si danno, si condividono.
Sono sceso giù per te, ti ho ben vista
fra milioni di persone, ti ho presa,
ho fatto un gran patto senza pensarci
e salendo ho incontrato
tante grandi donne, ma le spostavo
per quella ragazza che forse, zitta,
mi stava seguendo passo per passo.
Arrivo e mi giro con foga, ma lei
non ha un volto, rimango
frastornato e mi volto
come a chiedere a qualcuno il perché.
La risposta arriva da sola: quello
che avevo portato su era soltanto
il mio ideale: era il mio sentimento.
Sono sceso, caro Orfeo, solo per
ME. E tu? Per chi credi di averlo fatto?